Viola Cora
“Proprio quando non c’è alcuna linea all’orizzonte, stare uniti è un modo per non perdersi. E non perdersi d’animo, mai”. E’ il suggerimento lanciato dalla quarta di copertina dell’ultimo libro del giornalista cuneese Fabrizio Brignone, classe 1974. Il volume, intitolato “Nella foresta della nebbia” (edizioni Il Ciliegio) narra in modo coinvolgente il faticoso viaggio di due ragazzi – che poi diventano tre – attraverso la foresta (metafora della società) dove vivono, affrontando una fitta nebbia (metafora dell’inquinamento). Romanzo di formazione per giovanissimi, in realtà stimolante anche per gli adulti, che fa venire alla mente Emilio, opera dello scrittore francese Jacques Rousseau, dove si sottolinea l’importanza dell’educazione.

Certo l’educazione di Emilio dura 25 anni, il mondo narrato da Brignone attraverso il viaggio nella foresta si può immaginare lungo dieci, venti anni, o poco più. Se nel lavoro di Rousseau si ricorda che il bambino nasce buono, ma quando diventa uomo è la società che lo corrompe, Brignone nella sua fatica trova fiducia proprio nei bambini che pur privi di esperienza emergono come volenterosi innovatori. “Ho già seguito lo schema che mi indicate voi, ora voglio vedere come si può cambiare”, dice uno di loro rispondendo ad un consiglio sull’utilizzo di un giocattolo. E aggiunge: “A costo di sbagliare, provo a cambiare…voglio provare qualcosa di diverso, e tanto meglio se l’ho pensato io.”
Il libro parla di un viaggio dove tre amici attraverso vari incontri (la bambina sottosopra, la farfalla triste, la vecchietta che non vola, il serpente, la leonessa, il bambino biondo dagli occhi scuri, le formiche, i corvi colorati, la pietra filosofa e tanto altro) si imbattono nell’indifferenza e in tutto ciò che toglie senso, ottimismo e forza all’esistenza umana e alla caratteristica di essere “animali sociali”. Nella vicenda i personaggi simboleggiano, secondo il caso, gentilezza e cattiveria, ottimismo e pessimismo, paura e audacia. Come nella vita, ci si imbatte in coloro che cercano di distruggere la forza altrui. Ad esempio il serpente ai ragazzi dice: “La nebbia vi dà fastidio, forse, però sappiate che è più opportuno lasciare le cose come sono. Davvero, date retta ai miei consigli, perché io dico tutto questo per il vostro bene”. E ancora: “Ci stiamo abituando un po’ tutti a questa nebbia, sapremo vivere bene anche senza sole”.
“Nella foresta della nebbia” si rammenta anche l’importanza delle regole, ossia dell’educazione. “Come i comportamenti, come i giochi: una volta fissate le regole si procede” – dice la pietra filosofa. Che aggiunge: “le regole reggono ogni cosa, i codici definiscono tutto intorno a noi, e anche ciò che siamo noi stessi”.
Insomma un romanzo quasi pedagogico sollecitato ”dalla nascita di mio figlio Giuliano, nel 2018– spiega Fabrizio Brignone – nei suoi primi mesi di vita ho cercato di trascorrere molto tempo al suo fianco, portandolo spesso a passeggio. E camminando gli raccontavo storie brevi, ispirate all’ambiente rurale intorno a noi. Così è maturata in me l’idea di scrivere per lui una favoletta a sfondo ecologista, come messaggio per questa nuova vita: benvenuto nel mondo, sappi che è la nostra casa e dobbiamo averne rispetto! Raccontando, ogni tanto mi registravo, con il telefono. Man mano queste memo vocali diventavano sempre più numerose. Quando ho iniziato a scrivere la favola mi sono ritrovato con un sacco di idee e di materiale. Così ho sviluppato l’idea di un testo più ampio, con una storia articolata su più giorni, in una sorta di viaggio che era anche una crescita. Fino a che il lavoro è diventato un romanzo di formazione, o comunque di un lungo racconto dedicato ai ragazzi e al loro esplorare il mondo, alla loro voglia di crescere, attraverso le diverse esperienze”. Il libro molto immaginifico e metaforico, ha avuto come concetto di partenza, spiega l’autore: “la creazione di personaggi attraverso immagini fantasiose, a tratti surreali, il più possibile d’impatto e al tempo stesso funzionali al messaggio da trasmettere: un valore (o anche un disvalore, come esempio in negativo) che emerge da un incontro, un dialogo, una prova, un momento del viaggio in cui i protagonisti sono chiamati al confronto e alla crescita. Nel loro viaggio sono tanti gli incontri, con i diversi abitanti della foresta (umani, animali e vegetali), da quelli più positivi ad alcuni inquietanti, tra attacchi e lotte, serpenti e tatuaggi taglienti. Ognuno di loro, però, può insegnare qualcosa ai ragazzi, aiutarli a riflettere su aspetti particolari del loro andare e del loro crescere. E i tre ragazzi, come tanti altri personaggi, appaiono forse poco caratterizzati, ma la scelta era proprio quella di lasciarli “aperti”, in modo che ciascun lettore possa ritrovare (o aggiungere) elementi di sé, delle proprie esperienze. E anche i nomi – Schaft e Kruefter e Schuster – sono volutamente improbabili”. Molti i valori indicati. I principali vanno dall’ambiente alla bellezza del mondo e della biodiversità (che è anche diversità) fino all’amicizia. “Da soli – dice Brignone –non si riesce nell’impresa, mentre l’esito può essere sorprendente e si raggiunge anche l’impossibile, con l’aiuto di persone con cui c’è affiatamento e fiducia. Di fondo, c’è anche un pizzico di audacia, perché i due ragazzi partono senza avere punti di riferimento, con il solo bagaglio del loro coraggio e della volontà di fare qualcosa di positivo, per sé e per gli altri, riportando colore e luce nella loro foresta. E poi tra le pagine emergono richiami ad altri temi: i lupi per la guerra e la sua propaganda (con frasi che abbiamo sentito in questi ultimi tre anni…), formiche per il consumismo, corvi colorati per la disinformazione, il dubbio con la maga delle facce, gli alberi custodi, e ancora altruismo, anticonformismo, pensiero laterale e altri stimoli”.
Il libro “Nella foresta della nebbia” ha consentito a Brignone un’esperienza di scrittura diversa dalle opere precedenti benché ispirati ai viaggi (“La ragazza coi tarocchi e altri racconti newyorkesi”) e il romanzo più psicologico e introspettivo (“Ultimo minuto”). “Ho voluto cambiare genere. E poi ho puntato su molti incontri e personaggi, con un ritmo elevato e una scansione temporale intensa, ricca di colpi di scena, per mantenere viva l’attenzione anche dei giovanissimi. Inoltre, molti passaggi possono essere “isolati” come singole fiabe e con la loro morale, quasi come in una raccolta di storie. Per concludere spero che ogni lettore possa cogliere, nei diversi livelli di lettura, elementi che lo facciano riflettere e sentire bene, nonostante la nebbia e ciò che ci complica la vita”.