Pier Carlo Sommo
Purtroppo la guerra è una maledizione insita nella natura umana. Nella storia dell’umanità la pace è sempre stata un breve intervallo tra periodi di guerra più o meno lunghi. Il crollo del muro di Berlino ha creato una grande illusione caduta rapidamente. L’equilibrio del terrore aveva creato un periodo di relativa tranquillità inframmezzata da guerre “minori”, il dopo è stato di crescente instabilità e minacce. Reputo pericoloso il pacifismo utopico di certe organizzazioni. Chi vuole seriamente la guerra, non arretra di un millimetro, anzi è incentivato perché interpreta questi atti solo come segni di debolezza.
Il pacifismo del primo dopoguerra non fermò di un solo attimo il nazismo. Neville Chamberlain, il primo ministro inglese che tentò di neutralizzare l’aggressività di Hitler e Mussolini praticando la politica dell’appeasement (pacificazione a prezzo di concessioni) dopo la firma degli accordi di Monaco, annunciò solennemente di portare «pace per la nostra epoca». La realtà lo smentì duramente, gli accordi Monaco dettero modo di coprire i piani di riarmo di Hitler e fecero apparire l’Inghilterra alla Germania nazista come una nazione debole e in pieno declino militare. Nel 1938 l’annessione della Repubblica Austriaca al Terzo Reich e poi l’’annessione dei Sudeti Cecoslovacchi, in dispregio ai patti sottoscritti, dimostrò chiaramente che la Germania nazista si stava prendendo gioco delle diplomazie europee.
Nel secondo dopoguerra il pacifismo fu ampiamente strumentalizzato dai partiti comunisti indottrinati dal KGB sovietico per indebolire l’occidente. Il grande impegno pacifista profuso contro la guerra del Vietnam ebbe come triste epilogo nel Sud Vietnam il massacro degli oppositori e l’esodo delle people boat. La Cambogia pagò il prezzo più caro con un milione di assassinati dalla follia del dittatore comunista Pol Pot al potere dopo l’esodo delle forze militari statunitensi.
La Svizzera ha conservato la sua neutralità e pace per centinaia di anni grazie a complesse fortificazioni e un piccolo ma agguerrito esercito. Hanno messo in pratica l’antico motto ” si vis pacem para bellum”, sempre attuale.
Nel nostro paese dal dopoguerra si è sempre fatta una strisciante propaganda contro le Forze Armate, in parte arrivava dal PCI di stretta obbedienza sovietica, in parte erano gli utopisti tipo La Pira che da ingenui facilitavano il lavoro del KGB, maestro ieri come oggi nella “dezinformatsiya” (disinformazione).
Caduto il muro di Berlino e giunta al potere in Italia una classe politica scadente e abbastanza superficiale (parlo di tutti), senza valutare un quadro internazionale che si stava degradando, si è deciso di togliere il servizio di leva in un profluvio di populismo. Si è creato così un sistema di difesa basato sul solo esercito professionale, troppo piccolo per le nostre esigenze e molto costoso per le nostre finanze. Un minimo di attenzione e previsione avrebbe consigliato la conservazione di un sistema misto di leva e professionisti, ma l’ansia di soddisfare le “mamme ansiose” per i loro “bambini” in armi e di allearsi con quell’’espressione della sinistra, che ancora non si è accorta del fallimento del marxismo, ha creato il problema di oggi della difesa.
Abbiamo forze armate efficienti, ma numericamente scarse, costose e carenti di risorse, in un quadro generale che si è fatto pericoloso e una situazione di ordine interno non delle migliori, in netto peggioramento grazie alla maldestra gestione delle immigrazioni. Allora che fare? Bisognerebbe ripristinare la leva per alimentare i servizi, in modo da sgravare i costosi professionisti da quei servizi che possono essere svolti da personale temporaneo, si pensi già solo, al livello più basso ai costi delle mense, piccole manutenzioni o trasporti di materiali.
Sarebbe opportuno anche ripristinare la leva nei servizi di polizia e antincendio, che creavano preziose riserve di personale utile nei momenti di emergenza, anche alimentando di personale addestrato le associazioni di volontariato. Ciò non accadrà perché il populismo è imperante, perché mancano le visioni strategiche in questa politica scadente che dà voce alle piccole minoranze, anche se irresponsabili, che urlano e non alla realtà dei fatti calata in un contesto mondiale.
Oggi, febbraio 2022, gli ucraini stanno morendo per la loro libertà e democrazia. Il loro presidente Volodymyr Zelens’kyj chiede munizioni e supporto militare e non parole. Come nel 1956 con l’Ungheria, l’occidente è spettatore, perché impreparato ad affrontare una minaccia armata, nascosto dietro la scusa di non rischiare una guerra nucleare. Le guerre, da quando si è deciso di farle, si fanno per tre ragioni: conquistare terre, acquisire beni, fare schiavi. La guerra atomica inquina le terre, distrugge i beni e uccide i potenziali schiavi. Perché farla? E perché Putin non ne ha paura? Nella seconda guerra mondiale, ben più feroce della prima, non furono usati i gas tossici per motivi similari, non di certo per la Convenzione di Ginevra.
Facciamo pure fiaccolate e sventoliamo bandiere della pace, ma ai dittatori pazzi e guerrafondai importa ben poco, anzi fanno anche comodo, per fermarli ci vogliono le armi, brandite e utilizzate se necessario.
Per cui se non si agisce rapidamente ed in modo realista e concreto, arrivederci alle prossime vittime, con inutili commemorazioni e lacrime di coccodrillo…
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