Dario Gedolaro
L’Europa inizia ad accorgersi che non tutto ciò che viene dall’altra parte dell’Atlantico è oro colato, dagli uteri in affitto ai cibi sintetici, alla diffusione massiccia di armi per presunta difesa personale, fino alle scelte di politica internazionale. E non si può proprio dire che il Presidente francese, Emmanuel Macron, abbia tutti i torti quando sostiene che: “L’autonomia strategica deve essere la battaglia dell’Europa. Non vogliamo dipendere dagli altri sulle questioni cruciali. Il giorno in cui non hai più libertà di scelta sull’energia, sul modo di difenderti, sui social media, sull’intelligenza artificiale perché non hai più le infrastrutture necessarie, esci dalla Storia”.
Macron ha ripetuto un concetto già espresso all’inizio del conflitto in Ucraina, è un europeista convinto (al contrario di altri leader politici francesi) e vorrebbe un’Unione Europea più integrata fra i suoi Paesi membri. E’ evidente che, come dimostra l’ultimo caso della carne sintetica (già ammessa negli Stati Uniti), tra le due sponde dell’Atlantico (ma non solo) c’è uno scontro che è culturale, commerciale ed economico.
L’ Europa è stata in questi anni colonizzata dai modi di vita di una certa America liberal, sostenitrice del liberismo puro, poche protezioni sociali, sanità sostanzialmente privata, nessun limite alla libertà personale. E’ l’America della Silicon Valley, dei miliardari che dominano le classifica degli uomini più ricchi del mondo, della California dell’industria del porno, dei comportamenti esagerati e trasgressivi, dei tycoon del mondo dell’informazione. L’Europa le è corsa dietro, con contributo fondamentale dei mass media, dimenticando le proprie radici, la propria complessità di usi e costumi, le caratteristiche della sua crescita economica, basata sull’economia “sociale” di mercato (il cosiddetto modello renano). Uno scimmiottamento che è arrivato fino al mondo del pallone, il fenomeno sportivo più di massa del Vecchio Continente: alcuni grandi club europei volevano trasformare le tradizionali caratteristiche dei nostri campionati – basati sul confronto fra grandi e piccole squadre e sulla regola delle promozioni e retrocessioni – sulla scorta di quelle delle Leghe americane, che sono realtà “chiuse”, in cui giocano solo i club più forti economicamente e vi si accede solo se qualcuno di questi club rinuncia alla partecipazione. Insomma, non potrebbe mai accadere che una Salernitana affronti e magari sconfigga una Juventus. O che un Milan retroceda in Serie B.
Ora l’ultima offensiva d’Oltreoceano riguarda i cibi sintetici, quelli creati in laboratorio: la carne, il latte, i formaggi, il pesce e quant’altro. Non pare una prospettiva di largo consumo a breve termine, ma l’allarme in Italia da parte di coltivatori e produttori è alto ed è stato condensato in un disegno di legge che vieta questi prodotti. Apriti cielo! Si sono invocate la libertà della scienza e della ricerca, la libertà di scelta del consumatore, i vantaggi (molto presunti) sul piano ambientale. Ma non si può dimenticare che l’affermarsi eventuale di questi cibi manipolati in laboratorio può compromettere gravemente la promozione e la sopravvivenza dei nostri modelli di produzione. Il cibo “made in Italy”, considerato il migliore al mondo e la cui esportazione rende miliardi e miliardi di euro, a tempi lunghi rischia il collasso.
Perché dovremmo adeguarci senza mettere dei paletti, visto fra l’altro che tra le due sponde dell’Atlantico vi sono notevoli differenze di approccio nel campo della produzione agricola? Gli Stati Uniti sono il principale Paese produttore di OGM (Organismi geneticamente modificati). Coltivano a Ogm 73 milioni di ettari e non bisogna segnalarne l’impiego in etichetta. Nell’UE ben 17 Paesi, tra cui l’Italia, ne hanno vietato la coltivazione. Non solo. Ci sono voluti 30 anni per risolvere la disputa sulla carne di manzo trattata nel Nord America con gli ormoni della crescita. Nel 1989 l’allora Comunità economica europea (non esisteva ancora l’Ue) decise di vietarne l’importazione da Usa e Canada, che reagirono aprendo un procedimento davanti all’Organizzazione mondiale del commercio.
Insomma, come dice l’ex ministro delle Politiche Agricole, Paolo De Castro (europarlamentare del Pd): “La sostituzione della natura con il laboratorio è una pericolosa deriva”; e aggiunge: “Le regole in vigore nell’Unione europea per un’agricoltura sostenibile sono le più avanzate nel mondo e le più attente all’ambiente. E sulle regole per il benessere animale non siamo secondi a nessuno”.