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Carola Vai

La presenza di un gatto suscitava in Benedetto XVI un sorriso quasi fanciullesco. Questo perché i piccoli felini furono per Joseph Ratzinger una dolce passione custodita nel cuore da bambino e coltivata nel ruolo di papa in servizio, poi come papa emerito. Timido, ma incredibilmente coraggioso, papa Ratzinger ha espresso forza persino manifestando la sua passione per i pelosetti felini. Nel capitolo dedicato a Joseph Ratzinger nel mio libro “GATTI DI STATO” (Rubbettino) narro tra gli eventi che lo riguardano la sua condivisione esistenziale con i mici, notizia che quando venne resa pubblica contribuì ad attrarre la simpatia pure dei fedeli che lo ritenevano un grande studioso, ma algido e distaccato dalla realtà.

Libro GATTI DI STATO Copertina

Un papa, ripetono in molti dopo la sua scomparsa, con una profonda sensibilità d’animo. Considerato che i gatti hanno toccato il cuore dei potenti di tutto il mondo e di tutte le epoche, l’affetto per loro indica una profonda gentilezza verso il prossimo, benché silenziosa. “Benedetto XVI – come si legge nel libro “GATTI DI STATO” – privo dell’abilità carismatica del suo predecessore, Giovanni Paolo II, venne spesso frainteso dalle masse di fedeli orientate a scambiare per indifferenza la sua timidezza. Chi ebbe invece l’opportunità di conoscerlo bene lo ha sempre descritto come un uomo molto disponibile, capace di ascoltare tutti: uomini, donne, bambini, sani e malati”. Teologo tra i più grandi dell’ultimo secolo, colto, intellettuale, tenace, dotato di eccezionale forza tenuta sotto traccia, il prelato tedesco cominciò silenziosamente ad adottare una piccola colonia di mici randagi stanziali nei cortili vaticani dietro il palazzo dell’ex Sant’Uffizio. Ogni mattina portava loro avanzi di cibo che distribuiva prima di entrare nel suo studio alla Congregazione per la Dottrina della Fede. In poco tempo i gatti impararono a conoscerlo, tanto da attenderlo, e poi seguirlo nei suoi spostamenti. A rivelare inizialmente il segreto a lungo noto solo negli ambienti del Vaticano fu l’arcivescovo di Genova, il cardinale Tarcisio Bertone, per sette anni al lavoro accanto a lui. Con gli anni l’affetto di Ratzinger per i gatti divenne tale da autorizzare una divertente biografia sulla sua persona narrata attraverso gli occhi di Chico, il gatto soriano che accompagnò molti anni della sua gioventù. Una concessione coraggiosa che oltre l’affetto per i gatti rivelò la sottile ironia di papa Ratzinger. Del resto aveva scoperto che il suo gatto lasciato alla famiglia in Germania quando venne chiamato in Vaticano era ritenuto da giornalisti e curiosi vari molto più interessante della testimonianza della sua vecchia abitazione.

Papa Benedetto XVI lasciò emergere la sua attrazione per i gatti anche durante i vari viaggi papali. Ad esempio, quando arrivò negli Stati Uniti nel 2008 incontrò Jan Fredericks, presidente della branca religiosa Catholic Concerns for Animals , impegnata ad affermare i diritti degli animali all’interno della comunità cattolica. La donna riteneva i suoi nove gatti componenti della sua famiglia.

Il Cardinale Tarcisio Bertone e Benedetto XVI

Ma durante tutti i viaggi di Benedetto XVI c’era spesso qualcuno che pensando di fare cosa gradita al Santo Padre cercava di mostrargli un micio.  Uno dei tanti eventi che narro nel capitolo dedicato al papa emerito nel mio libro “GATTI DI STATO” c’è quello riguardante l’incontro con il micio nero Pushkin, mascotte dell’Oratorio di Birmingham. Il fatto avvenne nel settembre 2010 durante il viaggio apostolico del papa nel Regno Unito. Il pontefice stava visitando l’Oratorio quando venne attirato dall’insistente miagolio di un gatto portato in braccio da uno degli Oratoriani presenti. Volle conoscerlo. Il gatto dalla folta pelliccia nera agghindato con un nastro giallo e bianco, i colori del Vaticano, si lasciò accarezzare in silenzio. Le fotografie dell’incontro fecero il giro delle televisioni e dei giornali di vari Paesi. Pushkin divenne una star e quando morì, nel 2018, all’età di 19 anni, la notizia venne riportata dal web, sui giornali e dalle televisioni.  Del resto il fondatore della congregazione dell’Oratorio, San Filippo Neri (1515-1595) era un appassionato di gatti. La leggenda narra che fosse talmente affezionato al suo micio da portarlo con sé in un cestino durante le processioni.

Ratzinger anche da papa emerito ha sempre coltivato lo speciale affetto per i piccoli felini. Tra i  suoi preferiti sono ricordati Zorro e Cortesina come rivelò in un’intervista il suo segretario padre George. Del resto Benedetto XVI non è stato l’unico pontefice ad esprimere grande affetto per i piccoli felini. Alcuni di loro hanno occupato un posto indelebile nella storia per varie motivazioni. Ad esempio papa Gregorio I, detto Gregorio Magno, venerato dalla Chiesa cattolica come santo già poco dopo la sua morte avvenuta il 12 marzo 604, si circondò per tutta la vita di gatti. Gregorio I, inventore del rituale gregoriano, amava tutti gli animali. Ma quando decise di diventare monaco e poi entrare in convento portò con sé il suo gatto. Eletto papa nel 590, all’età di cinquant’anni, continuò avere come amico fedele un micio. L’elenco dei pontefici estimatori di gatti ha attraversato i millenni come ricordo con i vari nomi nel mio libro “GATTI DI STATO” arrivando fino a Paolo VI che una volta eletto portò in Vaticano il suo bel gattone. Molte sono comunque le grandi personalità della Chiesa amanti degli animali, in particolare dei gatti. Tra le tante figure cito Padre Pio, proclamato Santo il 16 giugno 2002, da papa Giovanni Paolo II davanti ad un’immensa folla di fedeli, in piazza San Pietro.

Tra i personaggi presenti nei libri di storia e della Chiesa cattolica grande appassionato di gatti spicca il cardinale Richelieu (1585-1642), primo ministro alla corte del re francese, Luigi XIII. Uomo temutissimo, mente raffinata, condivise la passione per la politica e il potere con l’affetto per i mici.  Fondatore nel 1635 dell’Academie Francaise, istituzione tuttora esistente che veglia sulla lingua e sulla cultura del Paese, Richelieu con i gatti si trasformava in un uomo sensibile, disposto a giochi infantili. Ai pelosetti riservava la massima attenzione, affetto, cibo di prima scelta e ogni giorno prima di tuffarsi nel lavoro si intratteneva con loro rilassandosi tra carezze e giochi fanciulleschi.

http://www.viavaiblog.it/gatti-di-stato-spie-della-vita-dei-leader/

http://www.viavaiblog.it/i-gatti-di-stato-aiutano-la-politica-dei-potenti/

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)