Dario Gedolaro
Da “stron**” a “frocia**ine”, non si può dire che il linguaggio dei leader, politici o religiosi che siano, al giorno d’oggi segua le regole del “bon ton”. Ma stupisce che si straccino le vesti coloro che in altre occasioni non lo hanno fatto o che a loro volta si sono comportati in modo ben più maleducato e sguaiato.
Il termine “stron**” usato da Giorgia Meloni nel suo saluto al presidente PD della Campania, Vincenzo De Luca, era una risposta alla stessa parola pronunciata da quest’ultimo durante un colloquio con colleghi parlamentari a Montecitorio. Ebbene, non risulta che i compagni di partito di De Luca, a cominciare da Elly Schlein, e quelli della sinistra in generale, abbiamo stigmatizzato la cosa, solidarizzando con un Presidente del Consiglio così gravemente offeso. Ora però si stracciano le vesti per il comportamento “poco istituzionale” della Meloni (in risposta per altro a quello tenuto da un altro rappresentate delle istituzioni).
Ma andiamo avanti. Il Papa, in una riunione a porte chiuse con altri vescovi, lancia l’allarme sul diffondersi dell’omosessualità nei seminari. Preoccupazione dal suo punto di vista assolutamente legittima, viste le posizioni in materia di morale sessuale della Chiesa Cattolica mai cambiate. Qualcuno fa filtrare che Papa Francesco ha usato un colorito termine romanesco, parlando di “frocia**ine”, ed è assai probabile che ciò sia dovuto al fatto che l’italiano non è la sua lingua e che abbia scambiato una parola dialettale con un termine normale della nostra lingua. E’ già accaduto in altre occasioni. Fra l’altro non leggeva un discorso ufficiale, ma parlava a braccio.
Immediata la reazione degli ambienti LGBTQ (ecc. ecc.). Ma proprio da quegli ambienti che si sono sentiti particolarmente offesi non è venuta nessuna parola di condanna quando nei Gay Pride si sono fatte parodie decisamente irrispettose nei confronti della religione cattolica: Marie sadomaso a seno scoperto (con tanto di bandiere sventolanti del PD dietro la “statua”), Gesù sui tacchi a spillo, la Madonna con l’aureola LGBTQ, la Via Crucis del “Muccassassina party” di Roma (con Cristo in tanga, drag queen, ecc.).E’ curioso, comunque, che ai Pride non sia stato mai trascinato in piazza e irriso il Profeta dei paesi islamici che criminalizzano l’omosessualità. Verrebbe da pensare che è facile maramaldeggiare con la Vergine e il Cristo, protetti dai politicamente corretti.
D’altronde, che vi sia una tendenza a chiedere aree di “privilegio” da parte di certe lobby le quali sbandierano i loro gusti sessuali a destra e manca come medaglie conquistate sui campi di battaglia – appare confermato dal tentativo di far approvare in Parlamento il cosiddetto DDL Zan. Un provvedimento che voleva intimidire e punire chi avesse espresso perplessità nei confronti di certi stili di vita e delle teorie del gender “liquido”, di cui si doveva imporre la propaganda nelle scuole di ogni ordine e grado (dalle elementari in su) e di ogni tipo (pubbliche e private, comprese quelle di ispirazione cattolica). Una legge liberticida, come fecero osservare, fra l’altro, giuristi importanti (fra cui due ex presidenti della Corte Costituzionale) e persino gruppi storici di femministe.
Ma se tutto ciò si giustifica col fatto che siamo una “società evoluta e moderna”, allora come scandalizzarsi di espressioni colorite e sopra le righe come “stron**” e ”frocia**ine”? Le perplessità per un certo andazzo lasciamole a quei retrogradi che ritengono le buone maniere ancora un valore, l’educazione dei giovani una materia da trattare con grande equilibrio e rispetto per le età evolutive, la politica volgare un grave pericolo per la democrazia.