Pier Carlo Sommo*
Presentazione ufficiale dell’Azienda Sanitaria Zero, struttura istituita con una legge regionale che avrebbe come obiettivo l’efficientamento del Sistema sanitario regionale. L’intenzione, secondo Alberto Cirio, Presidente della Regione, che ha aperto l’incontro, il 18 luglio 2022, presso l’Aula Multimediale della Regione Piemonte a Torino , è “dotare il Piemonte di una centrale operativa per la gestione e il controllo della spesa e dei servizi sanitari a valenza regionale”, a suo parere scelta “rivoluzionaria” del sistema sanitario piemontese.
Secondo la deputata Rossana Boldi, intervenuta all’evento, l’Azienda Zero dovrebbe costituire un tassello della costruzione di un “Sistema Piemonte” finora mai esistito rispetto ai sistemi sanitari regionali di altre regioni come Lombardia, Veneto o Emilia Romagna. Belle intenzioni, ma non si può trascurare il passato. Per ben comprendere queste perplessità bisogna fare qualche passo indietro.
Purtroppo da quando è stato istituito il Servizio Sanitario Nazionale, in Piemonte tutte le giunte, di tutti i colori politici, si sono dilettate nel modificare, creare o sciogliere Aziende e strutture di supporto raggiungendo quasi sempre pessimi risultati. Prendiamo ad esempio la Città di Torino. Alla nascita del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che sostituiva le mutue, a Torino fu creata un sola USL: la 1-23, sigla che stava ad indicare i ventitré quartieri di Torino che nella prima ipotesi di divisione territoriale dovevano essere ognuno coperto da una USL. Le USL sostituivano le SAUB (strutture Amm.ive Unitarie di Base) che erano state l’ossatura che aveva creato l’abbozzo di Servizio Sanitario andandosi a sostituire alle diverse realtà locali prima della legge 833 (legge istitutiva del SSN). Negli anni successivi al suo posto furono create 9 aziende denominate USSL . A metà degli anni 90 furono accorpate in 4 USL diventate poi ASL. Nel 2008 si ridussero a 2 ASL e infine nel 2016 si tornò nuovamente ad una sola azienda: l’ASL Città di Torino.
Alle mutevoli Aziende sanitarie si aggiunse nel 1998 l’ARESS – Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari, all’epoca un Ente strumentale della Regione Piemonte. L’Agenzia doveva svolgere funzioni di supporto tecnico-scientifico all’Assessorato regionale alla sanità e alle aziende sanitarie regionali con uno spettro piuttosto ampio. Ma ebbe una vita molto travagliata e fu liquidata nel 2018 con anche strascichi giudiziari per l’ultimo direttore. Brevissima, ma tormentata vita ebbero le federazioni sovrazonali, nate nel 2012 sciolte pressoché a furor di popolo nel 2014, in quanto nate con una struttura giuridica dubbia e contestata immediatamente. Un progetto fallimentare che non ha favorito minimamente il raggiungimento degli obiettivi di risparmio e di efficienza. Solo per gli stipendi degli amministratori unici furono spesi 1,5 milioni di euro oltre a spese per le sedi e altro.
La nuova “Azienda Zero” dovrebbe ritentare di governare parte dei temi gestiti in modo fallimentare da ARESS e Federazioni. Per ammissione di alcuni dei relatori esperienze analoghe di altre regioni hanno avuto alterne fortune, per cui la certezza di risultato è già esclusa a priori. L’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi, ha osservato come lo stress test della pandemia abbia confermato la bontà del prototipo di Azienda Zero collaudato nell’Unità di Crisi. In realtà la crisi COVID ha fatto principalmente da schermo ai molti problemi, si vede che il fallito tentativo di inoculare l’ottimismo con lo slogan ( un pò menagramo…) “andrà tutto bene” su qualcuno ha ancora alcuni effetti…
Il commissario dell’”Azienda Zero”, Carlo Picco, ha presentato l’atto aziendale e il cronoprogramma sottolineando una ipotizzata efficienza della nuova struttura perché costituita in soli 3 mesi. Speriamo, la fretta non è mai stato un buon ingrediente.
Gli altri relatori hanno, come di consueto, promesso “risparmi , maggior efficienza e coordinamento”. Se non avessimo frequentato le trionfalistiche presentazioni di ARESS, Federazioni e altri precedenti ammennicoli della sanità piemontese potremmo anche sottoscrivere una cambiale in bianco. Purtroppo il passato ci rende molto dubbiosi. Ad esempio gli accorpamenti delle ASL di Torino non hanno mai portato alcun risparmio, anzi aggravi di costi accertati dalla Corte dei Conti. Altro elemento di costo che preoccupa è il decentramento su più sedi regionali, cercando di accontentare tutti spesso si ottengono risulti contrari.
In merito la comunicazione, un forte elemento di perplessità riguarda il logo aziendale. Infatti, graficamente richiama realizzazioni degli anni ’40 del secolo passato; nel complesso è di una rara banalità, con elementi costitutivi che denotano in chi lo ha realizzato scarsa conoscenza dei temi della moderna comunicazione visiva. Forse in omaggio all’ Assessore regionale, esperto di agricoltura, visto che nell’aspetto generale richiama lo stemma della Coldiretti, che però in quel caso ha un significato ben specifico nella forma della vanga.
Per concludere, ritornando poi al titolo di questo articolo, la denominazione “Azienda Zero” fa venire in mente la battuta-tormentone del comico romano Carlo Verdone: “in che senso?”. Azienda Zero costi? Zero risultati? Zero efficienza? Zero problemi? Zero Burocrazia? Vedremo quali saranno gli Zero vincenti, ma in verità i cittadini sono un po’ stanchi di 40 anni di esperimenti organizzativi sulla sanità del Piemonte. Ogni volta viene annunciata una grande rivoluzione ma poi, come di italica abitudine, compare il gattopardesco «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» (da Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa – 1958)
*Pier Carlo Sommo – Professore a contratto di Comunicazione Pubblica presso le Università di Torino e Cattolica Roma. Già Direttore SC Relazioni Esterne ASL 3, ASLTO 2 e ASL Città di Torino.
Vedi anche :
http://www.viavaiblog.it/covid-19-quando-la-nebbia-svanira/