Dario Gedolaro
“Una volta l’appartenenza alla Chiesa conferiva status, oggi il cristianesimo sta diventando un impedimento all’ascesa di una persona ai livelli alti della società. Chiunque tenti di sposare gli insegnamenti cristiani tradizionali nell’ambito di un moderno studio legale, banca o società di consulenza, si vede messo alla porta”. Non lo scrive un movimento cristiano integralista, uno di quelli che vedono diavolerie della civiltà moderna dietro ad ogni angolo. Questo commento dai toni critici è di uno dei più autorevoli quotidiani al mondo: il Times.
Lo spunto è venuto dalla vicenda capitata a Kate Forbes, la trentaduenne ministro delle Finanze del governo scozzese candidata (e finora favorita) a succedere al dimissionario Primo Ministro Nicola Sturgeon, leader dello Scottish National Party, il partito indipendentista al potere. Sturgeon aveva giustificato la sua rinuncia a “stanchezza”, ma molti altri commentatori l’hanno attribuita alle peripezie cui è andata incontro: dalla bocciatura della Corte Suprema britannica a un secondo referendum sull’indipendenza della Scozia a quella della legge sull’ “autodeterminazione di genere”, “Gender Recognition Reform Bill”, che prevedeva il cambio automatico di sesso mediante semplice autocertificazione senza bisogno di un parere medico, e per di più anche se minorenni (sopra i 16 anni). Un provvedimento che aveva suscitato tali e tante polemiche e perplessità, all’interno e fuori dal partito della Sturgeon (la scrittrice J.K. Rowling, la creatrice di Harry Potter, si era fatta promotrice di una campagna per contestarlo), che alla fine il governo di Londra ha esercitato il diritto di veto sulla legge, una cosa senza precedenti.
La Forbes, che non condivideva la legge, è stata fortemente contestata dagli ambienti radical perché in nome della sua fede cristiana si è detta contraria di principio alle nozze gay, alle teorie di genere e all’aborto, seppur rispettosa delle norme in vigore. E così si sono letti commenti del tipo: “Se credi che essere gay sia un peccato, non hai posto per essere il primo ministro di questo paese”.
Fra l’altro, su posizioni analoghe è anche un’altra candidata a Primo Ministro, Ash Regan, che si era dimessa da ministro della Sicurezza del governo Sturgeon proprio per protesta contro i contenuti del “Gender Recognition Reform Bill”. Ora una fetta dello Scottish National Party, incalzata dall’opinione pubblica “politicamente corretta”, spinge per il terzo candidato, Humza Yousaf, parlamentare di fede islamica (praticante), ma che si è affrettato a garantire il rispetto della controversa legge sul cambio di sesso. Eppure Humza Yousa come ministro della Sanità del governo Sturgeon era stato bersaglio di innumerevoli critiche per la gestione del Covid e per la fatiscenza del sistema sanitario pubblico scozzese. Sulle tre candidature si esprimerà il partito entro il 27 marzo.
La vicenda scozzese presenta, dunque, un paradosso: ciò che non viene concesso ai cristiani viene concesso ai musulmani, senza considerare il principio essenzialmente teocratico della religione islamica. E senza riflettere o avere cognizione del fatto che è proprio sulle libertà cristiane che si è costruito nei secoli il moderno liberalismo delle nostre “società aperte”. Scrive Corrado Ocone, sul sito di Nicola Porro: “ Siamo passati dalla società secolarizzata a quella post e anti cristiana, dal principio di laicità a quello di esclusione. Che è poi quanto di più illiberale possa esserci. Forse nemmeno i più radicali fra gli illuministi francesi avrebbero mai pensato che un giorno potesse accadere”. Il risultato è che la religione che “si vorrebbe far uscire dalla porta rientra, con un aspetto intollerante, dalla finestra”.
Per tornare alle Forbes, non è cattolica, ma calvinista; è membro della Free Church of Scotland, una piccola chiesa protestante con 13 mila seguaci, la quale l’ha difesa con un comunicato: “È deplorevole che secondo alcuni l’onesta adesione di Kate ai semplici valori tradizionali la escluderebbe dal contribuire al bene comune della Scozia. La Free Church of Scotland è preoccupata per il livello di intolleranza anticristiana che è stato mostrato sui social media e da alcuni commentatori politici e mediatici. Kate Forbes va valutata sulla base delle sue azioni politiche: il fatto che venga criticata per le sue convinzioni cristiane mostra un livello di fanatismo che non ha posto in una società pluralista e diversificata”.