Dario Gedolaro
Tutto il politicamente corretto ha esultato: “In una settimana raggiunte le 500 mila firme necessarie per il referendum per la liberalizzazione della Cannabis”. Evviva, evviva. Sostenuto dalle Associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione, Antigone e dai partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani (i soliti noti) e agevolato dal poter firmare online, il referendum interviene, come riferiscono i promotori, “sul Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe”. Propone, tra le altre cose, di “depenalizzare la coltivazione e di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori oggi prevista per tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa”.
“Questo è un giorno straordinario, non solo per i promotori ma anche per i cittadini. L’incredibile partecipazione dei giovani alla mobilitazione straordinaria sul Referendum Cannabis dimostra che quando gli si dà voce sono pronti ad attivarsi. La strada delle libertà è l’unica contro i sovranismi (?)”, ha commentato esultante la senatrice Emma Bonino.
Ci sarebbe da dire: “Non facciamoci mancare niente”: l’ ubriachezza molesta con relativi schiamazzi e insozzamenti delle “malamovide” notturne, le lezioni sulla sessualità di rappresentanti del mondo Lgbt nelle scuole di ogni ordine e grado (dalle elementari in su), il commercio di uteri in affitto, la denatalità galoppante che rende l’ Italia uno dei paesi più vecchi al mondo (con conseguenze preoccupanti sulla tenuta del welfare) ed ora anche la possibilità di spinellare liberamente da parte di tutti, compresi autisti di pullman, macchinisti di treni, piloti di aereo: potranno farsi le “canne” anche nell‘espletamento delle loro mansioni, cioè nello scorrazzare uomini, donne e bambini sui loro mezzi pubblici? Eppure si sa che l’ effetto della marijuana è simile a quello dell’ alcol, che infatti, chissà perché, è oggetto di norme molto severe per chi si mette alla guida. Purtroppo, in un mondo stravolto dalla circolazione di milioni di informazioni, molte volte fasulle, la memoria diventa sempre più corta e così si vive beatamente nel presente sguazzando nella propria ignoranza del passato. Basterebbe farsi un giro su internet per far riemergere molti episodi preoccupanti dovuti sia all’alcol che alle droghe cosiddette leggere. Tanto per restare a casa nostra e per brevità ne cito uno: l’ uscita di strada di un pullman nel vercellese che trasportava bimbi in gita scolastica nel 2007 (due morti e 5 feriti gravi), con l’ accertamento di tracce di cannabis e alcol nel sangue dell’ autista.
D’ altronde, studi scientifici (valgono ancora?) affermano che fumare cannabis può determinare effetti collaterali psicologici e neurologici come ansia e panico, diminuzione della concentrazione e dell’organizzazione del pensiero, difficoltà della memoria, diminuzione dell’abilità e della prontezza dei riflessi (che possono ad esempio interferire con attività come la guida).
Queste sono le peculiarità della cannabis, cui vanno aggiunti gli effetti sulla salute analoghi a quelli del tabacco (bronchite, tosse, catarro, broncopneumopatia cronica, malattie cardiache, ictus, cancro). E allora, c’ è da domandarsi perché quello che è bello e buono per i consumatori di marijuana, non va bene per chi fuma tabacco che è colpito ormai da anni da uno stigma sociale, guardato con disprezzo o compassione, impedito a fumare in parecchi luoghi pubblici (uffici, ristoranti, cinema). E’ un altro effetto distorsivo della cannabis sui “politicamente corretti” o la schizofrenia del nostro mondo contemporaneo in cui progressismo fa rima con radicalismo, cioè con una mentalità fortemente individualistica e, alla fine, edonistica ed egoistica (chi se ne frega se condanniamo generazioni di giovani al rimbambimento di massa)?
E Il Pd che fa? Per ora “riflette”, come ha detto nei giorni scorsi un imbarazzato Enrico Letta.