Dario Gedolaro
La battaglia contro le discriminazioni è sacrosanta, ma per combattere le discriminazioni non bisogna crearne delle nuove, come se chiodo scacciasse chiodo. E così è discriminatorio chiedere a gran voce che il prossimo Presidente della repubblica sia donna, facendone una battaglia di genere tout court a scapito di requisiti ben più importanti. Ovviamente è discriminatorio il contrario: cioè pensare che una donna (per il solo fatto di essere donna) non sia in grado di ricoprire quell’ importante incarico. Insomma, come spesso accade, viviamo tempi schizofrenici: da un lato si fanno affermazioni idiote e pseudoscientifiche sul “genere fluido”, quella teoria per cui uno non appartiene al genere che gli ha dato Madre Natura, ma se lo può scegliere in base alle sue paturnie psicologiche (a volte anche cambiando idea a seconda di come uno si sveglia la mattina), dall’ altro il genere (di questi tempi quello femminile) viene sbandierato come un fattore di superiorità intrinseca.Maria Luisa Nitti
(Seconda parte) – La prima visibilità del ruolo delle donne si ebbe nel XIX secolo con le Costituzioni nazionali e il “diritto internazionale umanitario”, leggi che create per proteggere le vittime dei conflitti armati iniziarono a promuovere l’internazionalizzazione dei diritti umani. Di questo periodo sono da sottolineare l’importante ruolo di Florence Nightingale, inglese, e Elizabeth Blackwell, americana, impegnate a difendere i diritti delle donne. Florence Nightingale, appartenente ad una ricca famiglia inglese, ma nata a Firenze nel 1820, rifiutò il matrimonio per dedicarsi alla professione infermieristica diventando famosa per le sue idee innovative che la portarono ad aprire un gran numero di scuole per infermiere. Di lei ancora oggi esistono a Londra una scuola con il suo nome e una statua a lei dedicata, come anche a Firenze. Elizabeth Blackwell fu la prima donna laureata in medicina nel 1849, a New York, dove aprì il primo ospedale gestito da donne. Creò anche una scuola annessa al nosocomio dove le donne potevano studiare medicina.Carola Vai
Personalmente non ho mai creduto all’introduzione per legge delle quote rosa per aiutare le donne a conquistare posizioni apicali . La soluzione per frenare la disuguaglianza di genere può solo venire da provvedimenti governativi . Una convinzione, la mia, non sempre condivisa. Ma con il premier Mario Draghi, forse, si possono auspicare cambiamenti. Lui stesso nel suo primo intervento in Senato ha detto: “Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso”.Carola Vai
La ripresa è un’incognita. Assurdo pensare ad una soluzione unica, ad una ricetta miracolosa per uscire dalla crisi. Non esistono ne l’una e ne l’altra. L’unica strada è lavorare, il più possibile, adeguandosi di volta in volta alle necessità imposte dalla situazione provocata dal Covid-19 in Italia. E’, in sintesi, la risposta che mi ha dato Alessandro Barberis, nome tra i più noti e importanti dell’imprenditoria torinese degli ultimi 20 anni. Ingegnere, allenato ad affrontare problemi dirigenziali giganteschi e in continua evoluzione, (tra i molti ruoli ha diretto Fiat Auto nel 1993; l’Istituto bancario San Paolo di Torino nel 1996; la Fiat nel 2002 dove poi è stato amministratore delegato e infine vicepresidente nel 2003. Ha ricoperto vari ruoli in Confindustria; ha presieduto la Camera di Commercio di Torino dal 2004 al 2014. E tanto altro; tutto affiancato dall'interessamento per il volontariato fin dalla giovinezza).Carola Vai
Ogni donna che fa politica sa di avere tra i suoi problemi quello dell’immagine che mostra in pubblico. Avviene ovunque, senza distinzione di ruolo. Capitava a Ilary Clinton, al Primo Ministro della Gran Bretagna Margaret Thatcher, e più recentemente alla collega Teresa May; succede a Angela Merkel e pure alla premiere dame di Francia, Brigitte Macron. Pertanto non è un’eccezione la pesante ironia verso l’abito blu elettrico (a mio giudizio splendido) indossato dalla renziana neo Ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova per la cerimonia al Quirinale di giuramento del governo Conte bis. Critiche diventate un boomerang per l’autore, ed un successo per la “vittima” difesa da migliaia di messaggi di solidarietà da amici e nemici, colleghi di partito e dell’opposizione, e sconosciuti che nulla di lei sapevano ed oggi tanto sanno.Carola Vai
Tra donne e uomini che fanno politica ci sono enormi differenze. Ma ce n’è una che pur complicando la vita delle prime e agevolando quella dei secondi, si sta trasformando in una potente arma di comunicazione del pianeta femminile. E’ l’abbigliamento. E’ quanto si può scoprire dal confronto di quattro protagoniste del mondo di oggi : Maria Elisabetta Alberti Casellati, prima Presidente del Senato italiano, dotata di charme, sobrietà, eleganza senza tempo; la Cancelliera Angela Merkel, in pubblico tanto austera da essere senza rivali in Europa; la Premier britannica, Theresa May, appassionata di moda con uno stile tra Margaret Thatcher e la modella Kate Moss; l’ex first lady poi candidata alla Casa Bianca, Hillary Clinton , che pur volendo ignorare gli abiti è stata costretta ad occuparsene.