Carola Vai
Tutti li cercano, tutti li vogliono. Governi, ospedali, regioni disposti a pagare in denaro contante, e in anticipo, cifre inimmaginabili fino a pochi mesi fa. Pur di averli. Sono i ventilatori utili alla respirazione, apparecchi medicali indispensabili nelle terapie intensive e nelle subintensive per tenere in vita le persone colpite dal coronavirus. L’80% di queste macchine medicali sono da sempre prodotte in Cina, da piccole, medie aziende. Poiché la richiesta è aumentata otto, dieci volte sia in Italia che in molti altri Paesi, la produzione è diventata insufficiente. A illustrare la difficile situazione è Cesare Mangone, laureato in chimica, amministratore delegato della Progetti Medical, con sede a Trofarello, alle porte di Torino. L’azienda da lui stesso fondata nel 1990 , oggi è ritenuta un’eccellenza nella produzione di defibrillatori e distributore di ventilatori polmonari. “Fino poco tempo fa i nostri clienti erano all’estero. Da oltre un mese forniamo solo l’Italia in una forsennata gara contro il tempo, nel tentativo di soddisfare la richiesta e salvare il maggior numero possibile di pazienti” racconta.Carola Vai
Il Coronavirus quali effetti avrà sul turismo in Italia? Il comparto riuscirà a sopportare le ingenti perdite economiche provocate dalla pandemia? Il turismo di massa è rimasto senza futuro? Sono le domande che da settimane tormentano molti imprenditori alle prese con una crisi senza precedenti. Nessun dubbio sul fatto che l’emergenza sanitaria debba avere la priorità su qualsiasi funzione. Ma in tutti i settori (industria, agricoltura, turismo, in primis) si parla di effetti economici devastanti . Unica certezza: appena possibile bisognerà agire al meglio per impedire il collasso dell’economia, salvare vite e imprese, mostrare solidarietà tra persone e nazioni. In campo turistico lo sforzo dovrà interessare ogni tassello: ristoranti, bar, alberghi, trasporti ecc…. Fatica irta di ostacoli visto che il “turismo senza confini” sarà una chimera mondiale per molti mesi prima di tornare ad essere praticabile.Carola Vai
Appartengo alla schiera di coloro che per colpa del coronavirus hanno visto scomparire, per sempre, amici, conoscenti, famigliari di amici, di tutte le età. Un dolore che il tempo, forse ,cancellerà. Qualcuno mi ha detto che questo periodo, appena superato, deve essere rimosso dalla memoria. Non sono d’accordo! Il tempo non deve far scordare la tragedia sanitaria che ha colpito il mondo intero divorando milioni di persone. L’informazione continua, veloce, a volte ignara della verità, non può difendere il desiderio di dimenticare. Le ferite dell’anima e del corpo devono essere curate e guarite. Ma il male provocato dal Covid-19 va ricordato. Per evitare che si possa ripetere; per riconoscenza, rispetto, gratitudine nei confronti delle vittime. Vittime che in vita mai avrebbero immaginato di imbattersi in un nemico invisibile, sterminatore degli esseri umani in un’epoca dominata dalla persuasione dell’onnipotenza. Idea certamente arrogante davanti alla forza del Creato. Eppure, germogliata in oltre un secolo di lenta, ma tenace coltivazione a tutti i livelli: scientifici, culturali, produttivi, di ogni continente.Paolo Girola
L’allarme è stato lanciato . Mio figlio ha una azienda agricola , vino e nocciole, e posso parlare con cognizione di causa. Nel settore agricolo, a breve, mancheranno lavoratori innanzitutto per la raccolta della frutta, ma se le restrizioni proseguiranno ,anche parzialmente, fino a settembre , ne soffrirà pure la vendemmia: sono al 90% lavoratori provenienti dai Paesi balcanici extraeuropei, i più numerosi da Macedonia e Montenegro. Italiani non se ne vedono quasi mai.Giorgio Merlo
Crescono i dubbi sull'attendibilità o meno dei sondaggi di opinione sulle varie scelte politiche della pubblica opinione nell'attuale situazione italiana. Una situazione, appunto, drammatica e inquietante per tutti. Una attendibilità che deriva dal semplice fatto che in questo particolare momento storico l’ultima delle preoccupazioni degli italiani è quella, credo, di esprimere una opinione su chi voterebbe oggi. Anche perché è appena sufficiente parlare - ovviamente per telefono o via Skype - con qualsiasi persona per rendersi conto che c’è una dissociazione radicale tra ciò che pensano, in questo momento particolare e drammatico, tutti gli italiani e gli strani e singolari orientamenti elettorali che emergerebbero da alcuni sondaggi d’opinione.Carola Vai
Non c’è tragedia, per coloro che sopravvivono, priva di insegnamenti. “Gli arresti domiciliari” imposti alle popolazioni di tutto il mondo dalla guerra contro il coronavirus tra i rari pregi, ha quello di far apprezzare momenti semplici, eppure immensi, come la felicità di una passeggiata. In compagnia o solitaria. Camminare senza pensieri tra le vie della città. Vagare tra i viali. Perdersi nei sentieri di un parco. Tenersi per mano. Abbracciarsi. Ridere senza timori. Quello che abbiamo sempre fatto, prima dell’incubo Covid-19, quasi con indifferenza. E che oggi è vietato, ma soprattutto pericoloso, per la sopravvivenza di tutti gli esseri umani.Carola Vai
Nessuno sa cosa ci aspetta quando la pandemia sarà finita. Di certo ci sarà da ricostruire. In tutti i settori. Ma c’è un fatto che più di qualsiasi altro sembra suscitare interrogativi, al momento privi di risposte: perché le donne sono meno colpite degli uomini? Una realtà che scatena l’immaginazione. In futuro, se si vorrà contenere il contagio di qualsiasi virus similare al Covid-19, si dovrà pensare a città gestite da donne? Città di maschi esistono già. Ovunque. Sia nei Paesi occidentali che orientali. Gli uomini comandano e gestiscono tutti i settori principali della società. Dunque se il coronavirus uccide gli uomini e risparmia le donne, bisognerà che siano le donne a occuparsi in maggioranza delle varie attività fuori casa? Come dire che la tanto invocata parità di genere rischia di essere limitata pure dalla pandemia, ma in modo capovolto.Paolo Girola
“ Gli anziani tra gli ulema (sapienti religiosi) sono unanimi riguardo a quanto segue: che qualcosa di imminente va considerato come se fosse già reale; se una cosa somiglia ad un’altra, si prendono le regole di quest’ultima.” Prendo a prestito questa saggezza orientale , del Consiglio dei Sapienti dell’Università Al Azhar del Cairo, per ribadire la nostra sventatezza di fronte a una epidemia che si avvicinava.Carola Vai
“Per tanti sono solo dei numeri. Per me, mio padre e mia padre. Avevano 74 e 72 anni. Erano in buon salute. E sono morti di coronavirus. Soli. In due ospedali diversi. Senza che abbia potuto dare loro un ultimo abbraccio. Una vita di fatiche, di lavoro, vissuta senza una lamento. Distrutta senza un perché. Mio padre, mia padre, credenti convinti, scomparsi in totale solitudine. Come tante altre vittime. Numeri insieme ad altri numeri. Ma per me, per i famigliari, amici, conoscenti erano e restano genitori, nonni, persone amate, e che tanto amavano”. Così, un’amica, al telefono, mi ha annunciato con voce piatta, interrotta dai singhiozzi, il suo straziante doloreCarola Vai
Come avrebbero reagito i Premi Nobel per la medicina, Rita Levi-Montalcini e Renato Dulbecco in questi tragici giorni di guerra contro il Coronavirus, o Covid-19, a sentire: “le vittime sono soprattutto ultra-ottantenni? Parole ripetute con freddezza, quasi a far pensare “in fondo si tratta di vecchi”, persone fragili, fuori dal mercato del lavoro, peso per la società. Eppure, sia Rita Levi-Montalcini, morta a 103 anni, nel dicembre 2012, che Renato Dulbecco, mancato a 98 anni, nel febbraio 2012, lavorarono fino a poche settimane prima. E con successo mondiale. Nella biografia che ho scritto sulla scienziata, “Rita Levi-Montalcini, una donna libera” (#Rubbettino), dedico varie pagine al pensiero dei due ricercatori sul tema “vecchiaia ”, periodo da entrambi ritenuto “costruttivo”, se in buone condizioni di salute.