Carola Vai
Entrare nella stazione ferroviaria di Roma Termini al tempo del Covid-19 è quasi come finire in un labirinto senza uscita. Strisce e frecce colorate sul pavimento a indicare direzioni avanti o indietro; nastri rossi per delimitare corridoi di fantasia. Dipendenti ferroviari ai varchi di partenza dei treni impegnati a fermare chi sbaglia entrata o uscita. Controllori che a caso tentano di misurare la temperatura di qualche passeggero. (Io ad esempio sono stata esclusa). Una ragnatela creata per indurre i viaggiatori a mantenere l’indispensabile distanza fisica. Sforzo lodevole, eppure quasi inutile. Del resto il traffico in questo fine giugno a Roma Termini è tornato essere numericamente di poco ridotto rispetto ai giorni prima della pandemia. Almeno nelle principali ore della giornata. Difficile, se non quasi impossibile, applicare le regole imposte dal governo per evitare l’eventuale contagio del virus.La #puntualità in Italia non è più il mito dei #treni ad #altavelocità. Anzi, arrivare in orario per questi mezzi è ormai un’eccezione sia nei brevi che nei lunghi percorsi. Lo possono confermare centinaia di #viaggiatori sempre più delusi, che emettono un sospiro di sollievo quando il #ritardo è limitato a 10-15 minuti.