Dario Gedolaro
Con un discorso coraggioso – basterebbe citare la frase: “Rappresento ciò che gli inglesi chiamerebbero l'underdog”, cioè il perdente – Giorgia Meloni ha avuto la fiducia da parte del Parlamento e raccolto consensi da buona parte dell’opinione pubblica. Ora bisognerà vedere che cosa concretamente farà il suo governo, comunque non si illuda: la faziosità e la litigiosità della politica italiana, retaggio di una storia secolare fatta di cento campanili e, all’ interno di essi, di divisioni settarie fra “bianchi” e “neri”, sarà un duro ostacolo al suo cammino e a quello della sua maggioranza di centro-destra (come è avvenuto negli anni scorsi anche per altre maggioranze). Se ne è già avuto qualche esempio in questi giorni e cito due casi: le polemiche sul termine “merito” e quelle sulla creazione di un Ministero della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità.Dario Gedolaro
“Armata brancaleone”, “Subgoverno dei peggiori”. La lista dei 39 sottosegretari e viceministri del governo Draghi non ha fatto in tempo ad uscire che ha suscitato perplessità e battute ironiche. Simili a quelle dopo la diffusione della lista dei ministri “politici”. Pur facendo la doverosa tara, visto che in Italia si fa polemica su tutto e su tutti, non si può proprio dire che ci si possa entusiasmare. Si è utilizzato a piene mani il famoso “manuale Cencelli”, dando ai partiti praticamente mano libera nell’ indicare i nomi. Per il Piemonte e per Torino, poi, se non è una nuova Caporetto poco ci manca. Sparuta la presenza numerica: un ministro di scarso peso – Fabiana Dadone, alle Politiche giovanili – e solo due sottosegretari, un esponente un po’ stagionato di Forza Italia, il viceministro allo Sviluppo Economico Gilberto Pichetto Fratin , e una giovane sprovveduta “leonessa” del Movimento 5 Stelle, la viceministra all’ Economia Laura Castelli.Dario Gedolaro
Un governo ”dragocentrico”. Questa l’impressione a caldo. Il premier non ha voluto politici troppo ingombranti, punta su se stesso e sui tecnici. Come spiegare altrimenti alcune riconferme? Da Franceschini a Speranza, da Patuanelli a Di Maio. Sì, anche il Di Maio ministro degli Esteri che, come dice Antonio Polito sul Corriere della Sera, “con Draghi premier avrà ampia autonomia sull’Oceania”. Basterà dunque un Premier forte per rilanciare il Paese?Dario Gedolaro
#Italiaunicaqui Lo ammetto non sono uno di quei 7 italiani su 10 che, secondo alcuni sondaggisti, sono sconcertati dalla crisi di governo (per ora presunta, ci sono sempre i cosiddetti “responsabili”) provocata da Matteo Renzi. Preciso subito, a scanso di equivoci, che non parlo per simpatia verso il politico toscano, non dimentico che disse al suo amico Enrico Letta, allora presidente del Consiglio che temeva di essere defenestrato, “vai avanti sereno” e dopo poco lo fece cadere. Era il gennaio 2014.Carola Vai
Tra i gravi aspetti rilevati in tutto il mondo, Italia compresa, dalla diffusione del #Covid-19 c’è la necessità per i Paesi di avere un piano di emergenza. E’ uno dei temi sottolineati da Vladimiro Zagrebelsky, giudice della Corte europea dei diritti umani dal 2001 al 2010, intervenendo all’incontro “Diritto alla salute e pandemia” organizzato dalla Fondazione Courmayeur Mont Blanc, al Jardin de l’Ange, cuore della cittadina valdostana. All’appuntamento aperto da Lodovico Passerin d’Entreves, presidente del comitato scientifico della Fondazione, Vladimiro Zagrebelsky, attualmente direttore del Laboratorio dei Diritti fondamentali nel Collegio Carlo Alberto (Torino) ha ricordato un evento capitato anni fa in Francia allorché il ministro alla salute decise di distruggere migliaia di mascherine inutilizzate. Senza mai sostituirle. Insomma i Paesi devono essere preparati ad affrontare improvvise emergenze.Dario Gedolaro
Il Coronavirus un merito l’ ha avuto: ha fatto esplodere problemi che da tempo covavano sotto la cenere. Mi riferisco a due questioni importanti: il dumping fiscale esistente nell’ Ue e i rapporti con la Cina, Paese responsabile del disastro economico planetario causato dalla pandemia. Problemi che deve risolvere la Politica con la “p” maiuscola. A portare di nuovo alla ribalta la prima questione è stata la decisione di Fca di chiedere un prestito da 6,3 miliardi alla banche, garantito dallo Stato italiano. Fca ha trasferito dal 2014 la sede legale ad Amsterdam e la sede fiscale a Londra (altri grandi gruppi industriali italiani di nascita sono in realtà diventati stranieri, basti pensare alla Ferrero, a Mediaset, a Cementir), decisione determinata da considerazioni di convenienza fiscale e giuridica. Insomma, tanto per semplificare si pagano meno tasse e le leggi sono più “amichevoli” per le imprese.