Carola Vai
#italiaunicaqui - Tre le sole vere novità del Salone Internazionale del Libro 2021 di Torino in corso nei padiglioni del Lingotto e dell’Oval: la realizzazione dal 14 al 18 ottobre, dunque in autunno anziché in primavera; l’utilizzo obbligatorio della mascherina e del green pass; la dimostrazione che il popolo affamato di libri e cultura preferisce le regole al disordine, la conoscenza all’ignoranza. Migliaia di visitatori di ogni età e provenienza, lontani dalle proteste dei no vax e no Green Pass, forse consapevoli che la salute fisica e mentale conta più di qualsiasi fantasiosa e assurda idea ricavata da convinzioni sbagliate create da false notizie. Girare tra gli stand degli oltre 700 espositori porta al passato anziché al futuro. Ma proprio la formula ripetuta dal 1988, anno della fondazione della kermesse, questa volta più che infastidire aiuta a ritrovare un poco di ottimismo dopo due anni stravolti dalla pandemia.Dario Gedolaro
All’ inizio furono i due palazzi di corso Marconi, oggi tocca alla storica palazzina del Lingotto, domani a chi? I legami fra quella che una volta si chiamava Fiat (poi Fca e ora Stellantis) e Torino diventano sempre più labili. Con l’annuncio della messa in vendita della palazzina di via Nizza (dove c’ è ancora la mitica sala del consiglio di amministrazione Fiat, in cui sedeva negli Anni Venti il Senatore Agnelli) prosegue un trend iniziato tempo fa, quando si dismisero i grandi stabilimenti: ad esempio Rivalta e Chivasso, le Ferriere (divenute ThyssenKrupp, in cui all’ inizio ci lavoravano 13 mila persone).Dario Gedolaro
Lodevole iniziativa, ma che nasconde una tristissima realtà. Parlo di To Shape – Torino Urban Art District – un progetto che vede capofila il Comune e che ha come obiettivo di far diventare Torino una galleria a cielo aperto di migliaia di opere di graffiti–writing, street art e muralismo. L’ha annunciata Marco Giusta, assessore comunale alle politiche giovanili, uno di quegli amministratori della giunta Appendino che non ha lasciato finora grande traccia di sé.Dario Gedolaro
Chiara Appendino può appuntarsi al petto un’ altra “medaglia” : non è stata in grado di far insediare a Torino, la più in crisi fra le grandi città del Nord, la cosiddetta Gigafactory di Stellantis, cioè la fabbrica delle batterie per le auto elettriche. Ovviamente non è l’ unica colpevole per questo smacco, che può condividere con altri amministratori e politici regionali, ma la scelta di mettere a Termoli questo importante stabilimento penalizza la “sua” città e il primo azionista e presidente di questo grande gruppo automobilistico è il torinese Johan Elkann, con cui evidentemente non ha intrattenuto in questi anni proficui rapporti. Anzi, sarebbe meglio dire: con cui non ha intrattenuto alcun serio rapporto.Dario Gedolaro
Il sindaco, Chiara Appendino, annovera un altro insuccesso: Torino non avrà il Centro unico per l’Intelligenza Artificiale, che avrebbe dovuto ricompensarla della rinuncia alla designazione della città come sede del Tribunale Europeo dei Brevetti (TUB), lasciando così campo libero (come voleva il governo giallorosso) a Milano. La notizia l’ha data, all’ assemblea del Centro Einaudi, il ministro alla Transizione digitale, Vittorio Colao.Dario Gedolaro
Chiara Appendino sa mostrare i muscoli e lo ha dimostrato nel suo intervento con tanto di fascia tricolore (uso un po’ improprio, ma pazienza) alla manifestazione indetta in piazza Castello dalle associazioni favorevoli al ddl Zan sull’omotransbifobia (mi scuso per il termine, non è una parolaccia, ma quello che viene usato per questo provvedimento). Ebbene, dal palco Appendino si è scatenata: “Sono qui con la fascia tricolore perché la città in tutte le sue parti ha già deciso da che parte stare… la strada è questa, non un passo indietro, non un passo indietro. Se ne facciano una ragione (sottointeso, credo, i contrari, ndr.), perché chi sbaglia sono loro… Se qualcuno sta lottando per questi diritti, è perché qualcuno ha un privilegio (chi? quale? Ndr.) …”.
Dario Gedolaro
In questi giorni mi è capitano per le mani uno dei quei libri-strenna con carta patinata ed elegante veste tipografica, dal titolo: “Torino Metropoli d’ Europa”. Datato 1969, ospita, fra le altre, le firme di Guido Piovene, Carlo Casalegno, Marziano Bernardi, Mario Salvatorelli, Luigi Firpo, Leo Pestelli, Rinaldo De Benedetti. Vi si parla di una città “periferica in Italia e centrale in Europa”, che ha quindi necessità di avere collegamenti efficienti e rapporti stretti con l’ estero, di tutelare e favorire il proprio sviluppo industriale, di primeggiare in campo scientifico/universitario, senza trascurare la cura delle proprie bellezze architettoniche e naturali. Le conclusioni sono raccolte al fondo. Si afferma che la città presto “avrà cominciato a darsi un nuovo volto più razionale e armonico”, perché “ospiterà alla fine di questo secolo (cioè entro il 2000, ndr) 2 milioni e 100 mila abitanti”, ma non sarà una “pomposa Babilonia”, perché “già ora si intravedono i lineamenti di un nuovo ordine”.Dario Gedolaro
Il panorama delle prossime elezioni amministrative di Torino si sta delineando. Nel Pd ci sono 4 candidati a sindaco, l’estrema sinistra ne presenta uno, nel centrodestra appare scontato (anche se non ancora ufficializzato) l’ appoggio al “civico” Paolo Damilano. Di donne nemmeno l’ ombra, a dimostrazione che a sinistra spesso agli slogan “politicamente corretti” per ingraziarsi l ‘elettorato femminile non seguono i fatti (a Roma è accaduto lo stesso).Pier Carlo Sommo
La cittadina di Rivoli, per un certo periodo del Medioevo, fu più importante della vicinissima Torino. Superato l’anno mille, dopo due secoli di possesso del Vescovo di Torino, Rivoli entrò a far parte del dominio dei Conti di Savoia. Amedeo VI Conte di Savoia (1334- 1383), detto il Conte Verde dal colore dell’abito scelto nel 1353 per cimentarsi in un torneo, fece del piccolo centro la capitale del suo regno dove dimoravano anche i membri della sua corte costruendo splendidi palazzi. Rivoli rimase sede della corte dei Savoia fino al 1563, quando Emanuele Filiberto trasferì a Torino la capitale del suo regno. Amedeo VI è sepolto nell’ Abbazia di Hautecombe in Savoia. Curiosamente di lui non è rimasta alcuna immagine. Di quel periodo di splendore rimane nella cittadina il palazzo conosciuto oggi come "Casa del Conte Verde" , rara testimonianza di quel tempo: simbolo e memoria della storia della città.Pier Carlo Sommo
Torino, tra le eredità di essere stata capitale ha quella di essere una città costellata di monumenti, un centinaio immortala e rende omaggio a eventi storici, corpi dell’esercito, generali, re, politici, scienziati, santi. Per non parlare delle innumerevoli lapidi e bassorilievi sparse su case e palazzi. Nel complesso costituiscono una vera e propria lezione di storia patria, sparsa per le strade e giardini della città. Tra le tante testimonianze non molte sono quelle dedicate alle glorie sportive. Di certo il più grande e interessante omaggio ad un personaggio dello sport è il monumento dedicato all’alessandrino Fausto Coppi (1919 - 1960), il “campionissimo” del ciclismo, gloria dell’Italia e del Piemonte sportivo.