Carola Vai
Torino cerca leader volenterosi di entrare in politica. Leader preparati, magari interessati e appassionati. Ma trovare professionisti pronti ad accollarsi la sfida non sembra un’indagine agevole.
In tanti sono disposti ad accettare incontri e discussioni, nessuno o quasi a esporsi per un’eventuale candidatura. La politica amata dai politici di professione, spaventa e preoccupa chi fa altre attività, magari da anni, e magari economicamente più redditizie.
E’ il caso del banchiere torinese Camillo #Venesio. Ospite del Movimento “#Dumse da fé” che ogni due lunedì raduna un gruppo di esponenti dell’imprenditoria, della finanza, del mondo accademico, di molte libere professioni. #Vanesio ha risposto deciso: “non sono disponibile”. Motivo? “Intendo proseguire nel lavoro che meglio so fare: gestire la storica banca di famiglia”. Pur condividendo le motivazione che hanno trascinato in piazza a Torino il 10 novembre 2018 circa 40.000 persone all’insegna del “#Si Tav” e contro i “No Tav”, Venesio ha detto di volersi limitare ad un sostegno morale.
E per impedire ogni fraintendimento ha aggiunto rivolto al pubblico: “qualcuno di voi si farebbe operare da un geometra, farebbe costruire una casa da un chirurgo. La gestione della ‘Cosa Pubblica’ è complicata, difficile, delicata. Se ovviamente si vuole rispondere alle esigenze che esistono”.
Uomo deciso e determinato nell’intervento moderato dal coordinatore di “#Dumse da fè”, #Piero Gola, ha ammesso: “Io mi sono sempre sforzato di fare le cose al meglio”. Come dire non mi tuffo ora in un’avventura a me del tutto sconosciuta. Titolare, amministratore delegato e direttore e generale della #Banca del Piemonte, Camillo Venesio ha definito Torino “in forte declino” e per questo la città ha bisogno per riprendersi di creare ricchezza, di avviare nuove strutture anche immateriali e di intraprendere, magari, un nuovo rapporto con #Milano. Insomma molto suggerimenti utili, ma nessuna discesa in campo.