Dario Gedolaro
Chiara Appendino sa mostrare i muscoli e lo ha dimostrato nel suo intervento con tanto di fascia tricolore (uso un po’ improprio, ma pazienza) alla manifestazione indetta in piazza Castello dalle associazioni favorevoli al ddl Zan sull’omotransbifobia (mi scuso per il termine, non è una parolaccia, ma quello che viene usato per questo provvedimento).
Ebbene, dal palco Appendino si è scatenata: “Sono qui con la fascia tricolore perché la città in tutte le sue parti ha già deciso da che parte stare… la strada è questa, non un passo indietro, non un passo indietro. Se ne facciano una ragione (sottointeso, credo, i contrari, ndr.), perché chi sbaglia sono loro… Se qualcuno sta lottando per questi diritti, è perché qualcuno ha un privilegio (chi? quale? Ndr.) …”.
Poi l’ammissione di avere fatto in questo campo, come sindaco, “gesti che possono sembrare un po’ trasgressivi …”, e la conclusione: “Sono qui da madre: se penso che mia figlia o mio figlio possano essere un giorno in qualche modo discriminati, mi incazzo. E’ ora di approvare questo ddl Zan e non è accettabile nessun passo indietro, nessun compromesso al ribasso. Basta!”.
Magnifica determinazione, peccato che la stessa determinazione non l’abbia mostrata in altre occasioni, dove veramente andava di mezzo il futuro dell’intera comunità cittadina: penso al No alle Olimpiadi, al No alla linea Tav, con la sua fuga in Medio Oriente il giorno in cui fu votata la sciagurata mozione dalla sua maggioranza in Consiglio Comunale. E ancora, alla responsabilità di aver fatto scappare da Torino una manifestazione che attirava decine di migliaia di persone e che riecheggiava i gloriosi Saloni dell’Automobile, l’aver invaso Torino di piste ciclabili e micro zone pedonali senza un sensato criterio urbanistico. A questo proposito sulla Stampa del 13 giugno c’ è l’ ennesima lettera di protesta: “Ho letto che “dopo anni di richieste da parte dei residenti” verrà fatta l’isola pedonale tra via Almese e via Coazze. Mi piacerebbe sapere chi sono i residenti interpellati visto che io e tutti i miei conoscenti residenti da anni nella zona mai siamo stati interpellati e nessuno è interessato a questa modifica. Mi auguro che qualcuno intervenga con la raccolta firme per bloccare questa pessima idea, con sperpero di denaro pubblico. Come non bastasse l’obbrobrio della ciclabile di via Cialdini pericolosa per automobilisti, pedoni e ciclisti stessi. Sicuramente le persone contrarie sono in maggioranza”.
Fra i “successi” del sindaco ci metto anche non essere stata in grado di far designare dal governo Torino come sede del Tribunale Europeo dei Brevetti (nonostante a Roma ci fosse il duo Conte-Di Maio, della sua area politica).
Quello di Appendino in piazza Castello mi è sembrato un “ruggito del coniglio” da lasciare a futura memoria, visto che non si ricandida. Le sue affermazioni perentorie paiono un ritorno al M5S prima maniera, quello dei “vaffaday” e di un programma elettorale demagogico e campato in aria (e infatti disatteso). Fra l’altro, Appendino è un po’ egocentrica e scambia le sue idee per quelle della “città in tutte le sue parti”. E, così, per tornare alla manifestazione sul ddl Zan, le ricordo la presa di posizione di 17 associazioni femministe (e sottolineo femministe), che sostengono: “La formula ‘identità di genere’, al centro del ddl Zan, ha un grave impatto sulla vita delle donne. In tutto il mondo l’identità di genere viene oggi brandita come un’arma contro le donne. Non è più il luogo in cui il sesso si coniuga con tutte le determinazioni sociali e storiche”, ma “il luogo in cui si vuole che la realtà dei corpi – in particolare quella dei corpi femminili – venga fatta sparire. È la premessa all’autodeterminazione senza vincoli nella scelta del genere a cui si intende appartenere, è l’essere donna a disposizione di tutti. È il luogo in cui le donne nate donne devono chiamarsi ‘gente che mestrua’ o ‘persone con cervice’ perché nominarsi donne è trans-escludente…Il ‘genere’ in sostituzione del ‘sesso’ diviene quindi il luogo in cui tutto ciò che è dedicato alle donne può essere occupato dagli uomini che si identificano in ‘donne’ o che dicono di percepirsi ‘donne’”. Naturalmente, a nulla servono per tipi all’ Appendino spiegazioni scientifiche sulle differenze di genere fra uomini e donne: non le neuroscienze, che studiano le diversità fra un cervello maschile e uno femminile, né la genetica, né la medicina e la farmacologia che studiano le diversità biologiche tra uomini e donne e le diverse risposte alle terapie. Meglio infilare la testa in un sacco e andare su un palco, non da esponente di un movimento politico con le sue legittime idee, ma da sindaco con la presunzione di rappresentare tutti e, quindi, con tanto di fascia tricolore.