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Dario Gedolaro

“Oggi posso dire, con un pizzico di orgoglio, che lascio una Città migliore di quella che ho trovato”. Era il 16 ottobre 2021 e Chiara Appendino, alla vigilia del ballottaggio per il nuovo sindaco di Torino, tracciava così un bilancio dei 5 anni del suo mandato. Ora quella frase risuona come beffarda alla luce dell’ultima indagine socio-economica sullo stato della città presentata pochi giorni fa dall’Associazione delle Fondazioni bancarie piemontesi e redatta da quell’acuto osservatore che è l’economista Mauro Zangola, già direttore del Centro Studi dell’Unione Industriale di Torino. Ma, si sa, non c’ è peggior sordo di chi non vuole sentire.
La ricerca ha per titolo: “Conosci la tua città? Un viaggio nella società e nell’economia torinese”. Che cosa emerge? Anzi quali conferme se ne ricavano? Torino è una città che invecchia, che è ferma, che non riesce a risolvere, almeno in parte, i problemi principali dei quartieri più a rischio e continua a non offrire speranze ai giovani che abitano in queste aree. La pandemia da Covid 19 non ha fatto che mettere sale sulle ferite e così è aumentato il disagio, dove invece sarebbero serviti interventi efficaci.

La ex Sindaca Appendino

Per avere un’idea più precisa del rapido invecchiamento dei torinesi prendiamo in considerazione l’evoluzione dell’indice di vecchiaia dal 1951 ad oggi. Nel 1951 l’indice era pari a 64, è arrivato a 196 nel 2001 e all’attuale 220,8. Ma ci sono forti differenze fra italiani e stranieri. L’indice di vecchiaia dei cittadini stranieri è 23, quello dei cittadini italiani 293,0. Ciò equivale a dire che tra gli stranieri ci sono circa cinque giovani per ogni anziano; tra gli italiani quasi tre anziani per un giovane. L’ indagine paragona impietosamente Torino a due dinamiche città del Nord: Milano e Bologna. Vi si legge: “Sia Milano che Bologna nell’ultimo decennio hanno guadagnato residenti mentre Torino ne ha persi…”. Inoltre: “La popolazione torinese è invecchiata più di quella bolognese e soprattutto di quella milanese, che sembra poter contare su un numero più elevato di giovani”.
L’invecchiamento della popolazione, sottolinea la ricerca, sta avendo “pesanti ripercussioni su diversi aspetti della vita sociale ed economica quali la crescita, il mercato del lavoro, il sistema previdenziale, il fabbisogno di assistenza sanitaria, il tenore di vita, l’equità fra le generazioni, la composizione delle famiglie, le politiche abitative e i flussi migratori”.
Il maggior disagio giovanile, per la mancanza di lavoro, si concentra in 7 quartieri (Falchera, Aurora, Barriera di Milano, Regio Parco, Mirafiori Sud, Vallette e Borgata Vittoria), dove si contano 310.000 residenti e 67.000 giovani con meno di 24 anni. Negli stessi quartieri si concentra anche il 30% dei 15-29enni, il 45% dei giovani stranieri fino a 24 anni e il 40% dei giovani stranieri tra i 15 e i 29 anni. Nel quartiere Falchera il 20,2% dei giovani è fuori dal mercato del lavoro, un dato quasi tre volte superiore rispetto a Madonna del Pilone (7,7%) e il doppio del Centro (10,2%), che non se la passa benissimo perché è solo undicesimo su 23 quartieri. “Gli elevati tassi di disoccupazione, la loro persistenza nel tempo, la mancanza di opportunità economiche e di costruzione di progetti esistenziali concreti sono tutti fenomeni che, associati, contribuiscono all’impoverimento materiale e culturale della popolazione”, afferma Zangola. D’altronde, Torino è stata l’unica città italiana in cui i negozi del centro sono stati presi d’ assalto e saccheggiati da gruppi di ragazzi provenienti dalle periferie: non era mai accaduto dal dopoguerra in poi e ci ha ricordato tristi immagini di disastrate metropoli del Sud America.
In generale la città ha registrato, si legge sempre nella ricerca “Un progressivo impoverimento, tre pesanti crisi si sono susseguite a partire dal 2008”. Un trend che ha colpito anche la regione, ma in particolare Torino, che ne è il centro di gran lunga il più popoloso: “Tra il 2007 e il 2019 il numero delle famiglie piemontesi in condizione di povertà assoluta è più che raddoppiato passando da 57.000 a 120.000”. Si calcola che nel 2020 questa cifra sia salita a 150 mila.

Torino

Tornando a Torino e alla sua area metropolitana, il 7,1% dei nuclei familiari residenti (45.971,) usufruisce del reddito di cittadinanza, più di Milano, Genova, Bologna, Venezia, Firenze. Nel 2020 il tasso di disoccupazione, dato dal rapporto fra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro, era pari all’8%. L’analisi stila anche una classifica delle quindici province o Città Metropolitane che offrono maggiori opportunità di lavoro ai giovani e in particolare a quelli di età compresa tra i 15 e i 29 anni: in nessuno dei vari parametri presi in esame figura la Provincia di Torino. Non solo, per trovarla bisogna scendere oltre la cinquantesima posizione.
“Nel viaggio che abbiamo compiuto dentro l’economia e la società torinese – è la conclusione di Zangola – abbiamo scoperto una città molto diversa da quella che era alcune decine di anni fa. Una città diventata più povera con situazioni di fragilità molto sviluppate in alcuni Quartieri, caratterizzati dalla presenza di molti giovani, italiani e stranieri, privi di lavoro e di prospettive per il futuro. Una città dove le crisi e le trasformazioni del suo tessuto produttivo hanno ridotto le occasioni di lavoro soprattutto per i giovani, ai quali sono offerti, in larga prevalenza, impieghi precari, poco qualificati e poco retribuiti e con scarse prospettive di crescita professionale. Una situazione di difficoltà che abbiamo appreso anche dall’analisi degli sbocchi occupazionali dei laureati all’Università e al Politecnico di Torino. Potendo fare un resoconto finale del nostro viaggio non ci sentiamo di dire che è stato un viaggio piacevole”.
Stridono, dunque, di fronte a queste riflessioni, le parole della signora Chiara Appendino, che per sottolineare i miglioramenti di Torino, ha affermato: “E’ più verde, più accessibile, più sostenibile, più attrattiva, più pronta al futuro”. Parole, parole, parole, soltanto parole…, diceva una vecchia canzone di successo.
Ora tocca alla nuova giunta di centro-sinistra dimostrare di essersi resa conto della situazione socio-economica e di saper correre ai ripari. Il sindaco Stefano Lo Russo ha fatto dichiarazioni che vanno in direzione opposta a quella della giunta 5 Stelle, tutta concentrata su piste ciclabili, monopattini, droni e gay pride, sul no alla Tav. Naturalmente attendiamo fatti concreti.

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)