Carola Vai
(#Italiaunicaqui) – Torino ha luoghi dove è sfilata la storia della città e dell’Italia. Uno dei più importanti è piazza San Carlo detta “il salotto della città sabauda” con al centro il monumento equestre chiamato in piemontese El Caval d’brons, il ‘cavallo di bronzo’, dedicato a Emanuele Filiberto di Savoia nell’atto di riporre la spada nella guaina dopo la vittoria della battaglia di San Quintino, nel 1557. Ai piedi della statua realizzata dallo scultore Carlo Marocchetti nel 1838 e considerata una delle più importanti d’inizio Ottocento, sono passati personaggi politici, religiosi, sportivi, artistici di fama nazionale e internazionale, sono avvenuti fatti che hanno influito sul mondo lavorativo, sull’industria, sulla moda, sulla politica, sullo sport.
La piazza è infatti stata palcoscenico di avvenimenti storici e sociali, comizi elettorali, vertenze sindacali, concerti, manifestazioni, dirette televisive ed anche l’incontro di migliaia di giovani con Papa Benedetto XVI, papa Ratzinger nel 2010. Inoltre è il tradizionale e spontaneo luogo d’incontro dei fans sportivi della Juventus in occasione di vittorie varie; ed è la piazza dove i torinesi festeggiano per tradizione l’arrivo del nuovo anno. Tra gli eventi drammatici si ricordano le proteste dei torinesi contro il trasferimento della Capitale da Torino a Firenze nel 1864 che causarono 57 morti; e la tragedia del giugno 2017 quando, installati due maxi schermi in occasione della finale della coppa UEFA tra Juventus e Real Madrid, l’utilizzo di spray urticante da parte di un gruppo di malviventi scatenò tra il pubblico il panico con la conseguenza di 1500 feriti e tre morti.
Ma nonostante tutto fascino, storia, eleganza, vivacità sono le caratteristiche di questa piazza considerata la più bella di Torino ed una delle più ammirate d’Italia. A volere, e a far aprire la piazza intorno al 1640 fu una donna: Maria Cristina di Francia, duchessa di Savoia, prima Madama Reale al quale è dedicato il magnifico Palazzo Madama, su piazza Castello. Donna forte, energica, coraggiosa, nata principessa di Francia, diventata duchessa dopo le nozze imposte per motivi diplomatici con Vittorio Amedeo I di Savoia, (lei aveva 13 anni, lui 18 di più), vedova a 31 anni, rivelò presto intelligenza, abilità politica, senso del bello. Indifferente alle critiche e ai pettegolezzi, tra le spese affrontate per migliorare Torino appena rimasta vedova avviò quelle per ottenere la magnifica piazza su progetto dell’architetto Carlo di Castellamonte (1642-1650). Inizialmente la piazza si chiamò Reale, poi piazza d’Armi. Con l’occupazione francese fu ribattezzata place Napoleon, infine San Carlo per devozione verso San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano alla quale Torino è affezionata. Un sentimento legato alle vicissitudini subite dalla Sacra Sindone vari secoli prima dell’arrivo di Napoleone. Infatti l’arcivescovo molto devoto al sacro lenzuolo dopo un’epidemia durata anni per sciogliere il voto fatto durante il contagio decise nel 1578 di recarsi a piedi partendo da Milano in pellegrinaggio dalla Sindone che ancora si trovava a Chambery. Emanuele Filiberto di Savoia che il 7 febbraio 1563, 15 anni prima, aveva ufficialmente decretato Torino capitale del rinato ducato di Savoia lasciando per sempre l’ex capitale Chambery, con la scusa di abbreviare il difficile viaggio a piedi di Carlo Borromeo, colse l’occasione di riprendersi la Sindone acquistata dai duchi di Savoia nel 1453, e portarla per sempre a Torino. L’evento è ricordato in un minuscolo dipinto esterno affacciato sulla piazza, quasi nascosto, all’angolo di via Alfieri. Carlo Borromeo in seguito venne riconosciuto Santo con la canonizzazione decisa da Paolo V nel 1610, 26 anni dopo la sua morte avvenuta nel 1584. Così, per gratitudine verso il Santo, la piazza dopo la definitiva sconfitta di Napoleone venne chiamata: piazza San Carlo.
Il trascorrere del tempo e il passaggio dalle guerre con spade, fucili e baionette ai bombardamenti dal cielo; dalle carrozze trainate dai cavalli ai tram e alle automobili fino alla trasformazione oggi in isola pedonale, non ha penalizzato la piazza che non ha perso l’armoniosa uniformità seicentesca conferitole dall’architetto Castellamonte. Piazza San Carlo di forma rettangolare, lunga 168 metri e larga 76 metri, con una superficie di 12.768 metri quadrati, è inserita all’interno di via Roma, strada che collega piazza Castello con piazza Carlo Felice. Su due lati l’area è circondata da edifici storici nobiliari dotati di eleganti portici, tutti di tre piani, come Palazzo Solaro del Borgo da una parte dove da anni si trova l’Accademia Filarmonica fondata nel 1815 e il Circolo del Whist istituito nel 1841 dal Conte di Cavour; dall’altra palazzo Turinetti di Pertengo per anni sede legale e amministrativa della banca Intesa San Paolo, oggi sede del complesso culturale e museale “Gallerie d’Italia” di Intesa San Paolo. E tanti altri. Su uno dei lati più brevi, quello verso la stazione ferroviaria di Porta Nuova si trovano le famose due chiese gemelle di architettura barocca: una dedicata a Santa Cristina e l’altra a San Carlo. Sotto i portici spiccano negozi e locali storici come il caffè Torino aperto nel 1903 che ha avuto tra i suoi frequentatori nomi noti a livello mondiale compreso lo statista Luigi Einaudi, miti del cinema come Ava Gardner ai tempi del suo amore per Walter Chiari, la scintillante Brigitte Bardot, l’attore comico Erminio Macario; il caffè San Carlo, inaugurato nel 1842, amato da altri tre grandi statisti: Camillo Cavour, Giovanni Giolitti e Alcide De Gasperi; dallo scrittore Cesare Pavese e tanti altri; la pasticceria Fratelli Stratta con gli arredi originale del 1836. Tra le curiosità merita uno sguardo la presenza, ancora visibile di tre palle di cannone sparate durante l’assedio francese del 1706 e conficcate nella facciata del Palazzo Solaro del Borgo, sopra l’attuale bar Mokita. C’è poi la leggenda del “toro rampante” raffigurato in ottone e collocato sulla pavimentazione davanti allo storico Caffè Torino nel 1930. Voci trasmesse da decenni sottolineano che calpestarne gli “attributi” porti fortuna. Provare non nuoce.
Certo piazza San Carlo realizzata tra il 1643-1644, bombardata il 13 luglio 1943, ha subito grandi cambiamenti nei secoli. In particolare prima con la ricostruzione di via Roma tra il 1931 e il 1937 poi con il rifacimento dopo la seconda guerra mondiale, è stata in molti angoli fortemente rinnovata, ma mai stravolta dal suo aspetto originario. Tuttavia la frequentazione per decenni della piazza anche del traffico automobilistico favorì un degrado che solo continui interventi di restauro impedirono il peggio. Il giro di boa per la salvaguardia dell’area avvenne nel 1998 allorché in vista degli eventi turistici relativi ai XX Giochi Olimpici invernali del 2006 furono avviati lavori terminati nel 2004 con la riqualificazione della piazza dotata dell’attuale pavimentazione in porfido e la trasformazione della stessa in isola pedonale. Allo stesso tempo venne realizzato un parcheggio sotterraneo con centinaia di posti collegato al vasto sistema sotterraneo di via Roma che, durante i lavori fece scoprire reperti di epoca romana; resti di un arco risalente ai tempi di Emanuele Filiberto ed un tratto di rifugio antiaereo della seconda guerra mondiale. Con il crescere delle nuove tecnologie la piazza è stata dotata di Wi-Fi; di un’illuminazione intelligente, regolata in base ai parametri astronomici, a quelli di luminosità e alla presenza delle persone; e da un sistema di videosorveglianza.
Insomma piazza San Carlo offre ai suoi visitatori uno sguardo sul passato pur ancorato al presente senza ignorare un soffio verso il futuro.