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Dario Gedolaro

Il mondo alla rovescia”, è il titolo del controverso libro dell’eurodeputato, Roberto Vannacci. Uno scandalo per il radicalismo politico di sinistra, per la cultura cosiddetta “Woke”, cioè del politicamente corretto. Ma quando si leggono certe notizie c’è da chiedersi se il generale abbia tutti i torti. Recentemente il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, ha commentato con grande enfasi il fatto che la città ospiterà, si badi bene nel 2027, l’Europride, e cioè il raduno di chi vanta orientamenti sessuali “diversi” (omosessuali, lesbiche, trans, ecc. ecc.). Ovviamente la notizia ha avuto il commento entusiastico dei quotidiani di proprietà della famiglia Elkann/Agnelli, La Stampa e Repubblica. Il primo l’ha definita “una vittoria” e ha parlato di “un grande riconoscimento per la città”. 

 

Municipio di Torino

Ora, visto il difficile momento socio/economico che sta attraversando la città, c’è da domandarsi se questa grancassa non sia un tentativo di “distrazione di massa”. In molti quartieri popolari torinesi, quelli che una volta votavano a sinistra (e ora a destra), il disagio sociale è notevole e lo riportano proprio i mass media: spaccio, risse, accoltellamenti, degrado. A ciò si accompagnano le notizie sempre più allarmanti del declino che parrebbe ormai inevitabile del più importante comparto economico cittadino, quello dell’automotive. Il più grande complesso industriale torinese, Mirafiori, è ridotto a poca cosa; il 4 novembre sono rientrati al lavoro un migliaio di operai, dopo mesi e mesi di cassa integrazione, e si spera che lavorino almeno per un mese: “Da aprile ad oggi – ha detto ai microfoni del Tg3 una donna- ho lavorato due settimane”. L’annuncio enfatico dell’Europride sembra fare il paio con quello di Stellantis che proprio in questo giorni ha inviato a tutti i dipendenti una mail sulla seconda fase del piano di azionariato, con la possibilità di acquistare azioni a prezzo scontato: “Comunicazione quantomeno fuori luogo in questo momento”, ha commentato giustamente la Fiom. A Mirafiori, tanto per fare un esempio, la produzione di auto è calata del 70%, per non parlare delle vendite dell’intero gruppo automobilistico franco-italiano, che fanno registrare continui cali.

Le fabbriche dell’indotto soffrono le pene dell’inferno, ultima la notizia della crisi di una delle più importanti, la CLN (Coils Lamiere Nastri) di Casellette  (TO), che, ha causa dei continui tagli nelle forniture da parte di Stellantis e di altri produttori automobilistici europei, ha accumulato debiti per 1 miliardo di euro con le banche e non sa come uscirne. Parliamo di una realtà costituita da stabilimenti in 13 Paesi diversi, oltre 6mila dipendenti e un fatturato di 1,5 miliardi di euro. Una presenza industriale torinese storica (è nata nel 1948 e da allora è di proprietà della famiglia Magnetto), che ha già chiuso uno stabilimento alle porte di Parigi a causa di un contenzioso con Stellantis, che chiedeva un taglio dei prezzi alle forniture, e si appresta a venderne un altro in Polonia (pare proprio a Stellantis).

“Dopo la Teksid Aluminium di Carmagnola, che ha comunicato ai fornitori di non provvedere a nuovi ordini fino al 2025 (e relativi pagamenti) – scrive Torino Cronaca – e la Psa, che chiude e lascia a casa i dipendenti nel torinese, una nuova mazzata carica di incertezze per l’indotto, con sindacati già in allerta per quello che potrebbe accadere, in casa CLN, sia per la sede di Rivoli sia per lo stabilimento di Caselette”.

Prof. Luca Ricolfi

Che cosa c’è di meglio per rilanciare l’economia cittadina di un bel Europride nel 2027? E allora, Vannacci a parte, pare venire a fagiolo l’articolo scritto nei giorni scorsi dal sociologo un tempo considerato progressista (ma lo è ancora?), Luca Ricolfi: “L’ imperativo dell’inclusione, che a partire dagli anni ’90 ha via via preso il posto dell’ideale dell’eguaglianza, ha completamente sovvertito le gerarchie di priorità classiche della sinistra. Al posto degli operai e delle donne, sono subentrati gli immigrati e le minoranze sessuali: inizialmente solo lesbiche, gay, bisessuali, poi anche transessuali, queer, intersessuali, asessuali, e da ultimo pure pansessuali e kinky, dove kinky significa appassionati di giochi erotici più o meno perversi o sadomasochistici. E al posto delle lotte per il salario, l’occupazione, la casa, la sanità, sono subentrate le grandi «battaglie di civiltà», per i diritti civili e il riconoscimento delle minoranze sessuali, collettivamente riunite sotto il grottesco acronimo LGBTQIAPK+”.

Author: Pier Carlo Sommo

Torinese, Laureato in Giurisprudenza, Master in comunicazione pubblica e Giornalista professionista. Dal 1978 si occupa di comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione. Ha iniziato la carriera professionale presso la Confindustria Piemonte. Dopo un periodo presso l'Ufficio Studi e Legislativo della Presidenza della Regione Piemonte nel 1986 è diventato Vice Capo di Gabinetto e Responsabile Relazioni Esterne della Provincia di Torino Dal 1999 al 2020 è stato Direttore delle Relazioni Esterne e Capo Ufficio Stampa dell'ASL Città di Torino. Autore di saggi, articoli e ricerche, ha pubblicato numerosi volumi e opuscoli dedicati alla comunicazione culturale - turistica del territorio. È docente in corsi e seminari sui problemi della comunicazione e informazione presso le società di formazione pubbliche e private . Professore a contratto di Comunicazione Pubblica presso l'Università di Torino e Università Cattolica. embro del Direttivo del Club di Comunicazione d'Impresa dell’Unione Industriale di Torino, dal 2005 al 2008 è stato Vice Presidente. Presidente del Comitato scientifico di OCIP Confindustria Piemonte Membro del Comitato Promotore dell' Associazione PA Social, È stato Segretario Generale Nazionale dell'Associazione Comunicazione Pubblica e Istituzionale dal 2013 al 2020.