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Carola Vai

(#italiaunicaqui) – Torino è la città dei corsi alberati . Occupano, infatti, circa 320 chilometri tutti suddivisi in due o tre diverse carreggiate separate da un susseguirsi di piante . Ma il patrimonio arboreo del capoluogo piemontese comprende anche strade minori, giardini, piazze per un totale di circa 110.000 alberi sul suolo pubblico in città, ed altri 50.000 nei boschi collinari. Un polmone verde particolarmente apprezzabile in questi mesi di lockdown causa Covid19 . Un patrimonio che richiede attenzione, e in autunno impone la raccolta di tappeti di foglie secche cadute al suolo. Compito che da qualche anno l’amministrazione comunale trascura. Risultato? Gravi rischi per i pedoni coinvolti in pericolosi scivoloni a terra, e persino per gli automobilisti costretti a improvvise frenate.

Carola Vai a Torino, Piazza Statuto

La raccolta del fogliame in autunno è stato un compito affrontato per decenni nella città natale della scienziata Rita Levi-Montalcini, ancora unica donna italiana ad aver ottenuto il Premio Nobel per la medicina. Del resto la caratteristica dei corsi alberati a Torino ha radici ultrasecolari. Infatti risale al 1808 . L’idea era basata su un piano generale ispirato alla moda del Seicento quando i viali collegavano tra loro le residenze sabaude. Un’idea non solo proseguita nel tempo, bensì migliorata e ampliata. Così la città delle 65 fontane tra storiche e moderne, ha visto crescere i viali alberati. In molti di questi viali si trovano alcuni degli oltre 700 toret, fontane simili ad un parallelepipedo verticale color verde bottiglia con una minuscola testa di toro dalla cui bocca sgorga acqua potabile. Dunque bevibile. I toret, molto amati dai torinesi, sono per questo strenuamente protetti.

Torino, il “toret”

Come i viali alberati. Eppure basta un breve giro per Torino per scoprire chilometri di spessi tappeti di foglie secche. La questione della pulizia del suolo sembra avere scarsa attenzione da qualche anno. Tutto ciò nonostante la Città da tempo possieda un modello di gestione delle aree verdi con incarichi e ruoli suddivisi in base alle varie attività di intervento. Basta scorrere alcune pagine internet del Comune di Torinoper scoprire una notevole attività distribuita per lo più a imprese selezionate attraverso appalti specifici per affrontare la manutenzione degli alberi. Si va dalla cura all’abbattimento delle piante malate o pericolanti, fino all’introduzione di nuove piante. Molto meno sottolineata la raccolta del fogliame secco che ad ogni autunno si ripresenta trasformando l’area cittadina in un pericolo continuo per bambini e adulti. Tutto questo nonostante Torino possa vantare non poche soddisfazioni persino in questo 2020 reso drammatico dagli effetti della #pandemia. Infatti, proprio quest’anno la FAO e l’Arbor Day Foundation hanno conferito alla città il riconoscimento di Tree City of the World 2019. Per tutelare l’ambiente e sconfiggere l’inquinamento da smog, la Città punta ad accrescere il verde. A confermarlo è stato il recente annuncio di due progetti diversi del Comune per piantare trentamila nuovi alberi nei parchi delle periferie entro il 2021. Più altri 500 previsti nei viali stradali e nei giardini di tutta la città a cominciare dal prossimo mese di dicembre. Il piano è stato ribadito in occasione della

Torino, Corso regina fermata del tram

Giornata nazionale degli Alberi celebrata il 21 novembre e istituita con una legge nel 2013 per difendere il patrimonio arboreo di tutta Italia. Per i due progetti l’amministrazione comunale guidata dalla sindaca pentastellata Chiara Appendino ha previsto una spesa complessiva di quasi 1,4 milioni di euro, in parte (360 mila euro) in arrivo da privati. Si tratta di lavori che proseguono il piano di forestazione urbana avviato nel 2019 destinato a concludersi entro 8-10 anni. L’obiettivo punta a combattere l’inquinamento dell’aria. Tuttavia la raccolta del fogliame autunnale resta una necessità indispensabile per salvaguardare la popolazione da rovinose cadute e gravi incidenti spesso causa di ricoveri ospedalieri . Non può essere realizzata solo in certi tratti stradali, e per lo più a fine autunno, per risparmiare energie e costi. Del resto ogni incidente comporta, oltre danni fisici alle vittime, danni alle casse pubbliche dell’amministrazione comunale chiamata a rispondere delle cause trattandosi di pulizia del suolo pubblico.
Se Torino spicca nella mappa del panorama arboreo piemontese, in tutto il Piemonte, come hanno ricordato Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale “vivono quasi 1 miliardo di alberi suddivisi tra 52 specie arboree e 40 specie arbustive con una grande variabilità di composizione e struttura”. Dunque il Piemonte è la regione “a livello nazionale, con la più ampia superficie forestale arborea con circa 1 milione di ettari, ovvero il 38% del territorio, di cui i boschi coprono 932 mila ettari”, hanno ancora sottolineato Moncalvo e Rivarossa .

Torino, Corso Regina Margherita

Eppure più volte negli ultimi anni è stato bloccato il traffico automobilistico per tentare di frenare l’inquinamento atmosferico. A provocare lo smog, secondo gli esperti, l’effetto combinato dei cambiamenti climatici, del traffico e della ridotta disponibilità di spazi verdi in Italia. Nemmeno il fatto che a Torino ogni abitante disponga di 22,6 metri quadrati di verde urbano aiuta ad avere aria più pulita. Del resto il problema dell’inquinamento atmosferico riguarda tutta Italia al punto da essere considerato dal 47% degli italiani la prima emergenza ambientale secondo un’indagine di Coldiretti/Ixe’. Un grido di allarme che ha indotto Coldiretti e Federforeste a lanciare in occasione della Giornata nazionale degli alberi il progetto “Bosco vivo e foreste urbane”. Scopo: piantare in Italia, entro i prossimi cinque anni, 50 milioni di alberi nelle aree rurali e in quelle metropolitane. L’ambizioso progetto , secondo Coldiretti e Federforeste “è coerente con gli obiettivi di politica ambientale dell’Unione Europea”, pertanto “potrebbe avere finanziamenti attraverso il Programma Next Generation UE”.

Torino, Corso Stati Uniti

Lo sforzo del Piemonte per avere “oasi mangia smog” è da tempo affrontato pure dai privati. Un esempio arriva dall’imprenditore Ermenegildo Zegna che nel 1929 piantumò 500 mila conifere nell’area oggi nota come Oasi Zegna, nel territorio di Biella. L’opera del rimboschimento avviata allora, è stata proseguita negli anni dalle nuove generazione della famiglia. E attualmente è portata avanti dalla “Fondazione Zegna” con il progetto “Zegna Forest”. Traguardo: rinnovare ampie zone del primo rimboschimento. Così ,in questo autunno 2020 reso drammatico

Torino, corso Vittorio Emanuele II

dalla diffusione della pandemia, sono state piantate nell’area Zegna 3.600 piante secondo un piano che impegnerà la Fondazione Zegna per un decennio. In accordo con le istituzioni locali, il Fai e alcuni esperti del territorio, già a febbraio 2020 sono stati puliti boschi e tolti alberi malati o secchi su 16 ettari complessivi. Il progetto è aperto a tutti. Basta una piccola o grande donazione sulla piattaforma zegnaforest.fondazionezegna.org. fanno sapere dalla Fondazione Zegna. Possibile pure l’acquisto di una o più piante. Tutte le fasi dell’operazione «Zegna Forest» si possono seguire dal vivo in una sorta di «cantiere aperto», e sul sito del progetto stesso.

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)