Carola Vai
(#Italiaunicaqui) – Villa d’Este di Tivoli, ad una manciata di chilometri da Roma, nonostante i cinquecento anni dall’inaugurazione, suscita meraviglia nei visitatori di qualsiasi età. Come non stupirsi davanti ai giochi d’acqua di fontane, cascate, grotte, statue, terrazze, vasche? E poi alberi di ogni tipo, grandezza, altezza. E persino una fontana con l’organo idraulico, novità assoluta cinque secoli fa, che ancora oggi funziona ed emette suoni musicali. La fontana forse non sbalordisce i visitatori come negli anni del Rinascimento, ma di certo udire la musica provocata dalla forza dell’acqua incanta grandi e piccini. La bellezza di Villa d’Este meriterebbe tuttavia maggiore attenzione. Invece il complesso è custodito con poca cura, forse anche per mancanza di personale.
Eppure Villa d’Este, uno dei primi “giardini delle meraviglie”, è certamente un tesoro in grado di creare posti di lavoro e di conseguenza economia considerato il richiamo turistico. Logico, visto che si tratta di un’opera originale, talmente affascinante da non avere eguali, dove arte e natura costituiscono un corpo unico inneggiante alla bellezza. Fondatore di questa minuscola reggia fu il cardinale Ippolito d’Este, figlio della famosa Lucrezia Borgia e di Alfonso d’Este, colto diplomatico. Ippolito nato a Ferrara nel 1509 voleva entrare nella storia come pontefice. Ma il posto venne occupato da papa Giulio III e lui dovette accontentarsi del ruolo di Governatore di Tivoli, centro allora conosciuto soprattutto per la presenza dei resti di Villa Adriana, imponente residenza dell’imperatore Adriano. La vicinanza al cuore del potere temporale della Chiesa convinse Ippolito di poter aspirare a compiti importanti. Amante del bello e del lusso, trovò tuttavia impossibile vivere in un semplice monastero. Così immaginò una piccola, ma preziosa residenza regale: Villa d’Este. La genialità creativa dell’architetto Pirro Ligorio trasformò l’idea in uno dei primi “giardini delle meraviglie”, ancora oggi meta di turisti e appassionati da tutti i continenti.
Fontane, cascate, grotte in uno straordinario capolavoro all’italiana con suggestivi giochi d’acqua, statue, alberi, viali, terrazze distribuite davanti al palazzo dotato di interni dipinti e raffinati. L’opera inaugurata nel settembre 1572 alla presenza di papa Gregorio XIII attirò immediata curiosità e duratura fama mondiale tanto da consentire a Ippolito di essere una star pure nell’epoca di internet e dei telefonini.
Del resto Villa d’Este patrimonio dell’Unesco dal 2001, benché giunta in questa estate 2021 priva della smagliante bellezza dell’epoca rinascimentale, affascina ancora per l’incredibile gioco idrico creato cinque secoli fa, e indispensabile per attingere l’acqua dal fiume Aniene utile ad alimentare 50 fontane, 256 cascate, 100 vasche, 35.000 piante stagionali, 15.500 alberi perenni di cui 160 secolari, 22.000 vasi, terrazze, viali, vialetti, sentieri, rampe. Un’immensa opera punteggiata di statue e pezzi artistici realizzata in 22 anni di lavoro e che Ippolito ebbe appena il tempo di vedere inaugurata. Poche settimane dopo, il 2 dicembre, colpito dalla gotta ed espulso dallo Stato della Chiesa dal pontefice Paolo IV con l’accusa di simonia, morì assistito da pochi servi e venne seppellito nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, poco lontano dalla sontuosa Villa
Alla sua morte le vicende di Villa d’Este proseguirono. Molte fontane e tanti altri pezzi compresi nel progetto vennero realizzate in seguito. Ippolito che per onorare il suo sogno di bellezza aveva fatto enormi debiti, lasciò la Villa in eredità al nipote, il cardinale Luigi, ma dispose che dopo di lui il complesso passasse ai cardinali di casa d’Este. E in caso di assenza, al cardinale Decano del Sacro Collegio. Con il passare degli anni, anche per gli enormi costi, gli eredi trascurarono Villa d’Este. Cominciò un lento degrado fermato da una serie di restauri voluti dal cardinale Alessandro d’Este che nel 1621 riuscì anche ottenere da papa Gregorio XV l’assegnazione della proprietà alla sua casata. I nuovi interventi favorirono l’aumento del numero delle fontane, delle statue, degli alberi. Dopo il 1695 iniziò una pesante decadenza per mancanza di denaro. In circa cento anni la situazione precipitò. Sparirono molti arredi dal palazzo, statue, vari pezzi delle fontane. Poi la proprietà passò agli Asburgo-d’Este e il palazzo venne occupato dai soldati francesi che lo devastarono. Solo intorno al 1896 un altro cardinale decise di rivitalizzare la residenza.
La villa tornò meta di artisti vari tra i quali il musicista Franz Liszt che vi soggiornò varie volte. Anni di alti e bassi fino a quando, dopo la prima guerra mondiale, con il trattato di pace con l’Austria, il complesso passò allo Stato Italiano che decise di ristrutturarla riportandola agli antichi splendori e aprendola al pubblico nel 1920-1930. Lavori che dovettero essere ripresi dopo la seconda guerra mondiale per la caduta di una serie di bombe sul complesso. Villa d’Este si può visitare con un minimo di due ore di tempo anche se l’ideale è almeno mezza giornata. Superato il giro negli appartamenti del palazzo, pressoché tutti decorati con interessanti dipinti, si può raggiungere il giardino distribuito su due ripidi pendii articolati a terrazzi armonizzati con la villa. Tra i punti più affascinati ci sono le Cento fontane (in realtà le fontane sono circa 300) o cannelle che fiancheggiano un lungo viale rettilineo. All’origine la loro bellezza doveva essere ben diversa data la presenza di marmi lucidi, zampilli d’acqua prepotenti, decorazioni varie. Oggi sono visibili gli effetti del tempo, la muffa, ma l’impressione è comunque emozionante.
Tra le molte altre fontane di enorme effetto cito: la Fontana dell’Ovato dove ci si può sedere ricavandone sensazioni di benessere fisico e mentale; la Fontana dell’Organo considerata tra le più interessanti della residenza; la Fontana di Nettuno, la più imponente, costruita solo nel 1927. Seguono tante altre minori, tutte molto curiose come: la Fontana dei Draghi, la Fontana della Natura, la Fontana della Civetta. Tra le più insolite: la Fontana del Bicchierone realizzata nel 1661 su disegno di Gian Lorenzo Bernini; e la Rometta, una sorta di isola con barca e statue varie creata nel 1570 forse con l’intenzione di utilizzarla da minuscolo teatro.
Villa d’Este e il suo parco si snodano su una superficie di circa 4,5 ettari di terreno.
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