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Dario Gedolaro

Commenti dolenti, sconsolati, tutte le colpe attribuite al M5S. Non si può dire che i principali organi di stampa italiani abbiano nascosto la delusione per la vittoria del centro destra in Liguria e l’elezione di Marco Bucci a presidente.

Marco Bucci

Naturalmente si sottolinea, per fare da contraltare, il buon risultato del Pd, dimenticando però che proprio la strategia politica del suo segretario, Elly Schlein, è stata perdente. Accettare il ricatto di Giuseppe Conte, che non ha voluto a nessun costo Italia Viva di Matteo Renzi nella coalizione di centro sinistra, si è rivelato un boomerang. E’ vero, il Pd ha raccolto consensi, ma ha spolpato vivo il M5S. Se poi paragoniamo le ultime precedenti elezioni (quelle Europee) a queste, vediamo che la coalizione di centro sinistra è scesa dal 51,4% al 46,2%. La matematica non si discute, il passaggio di voti sostanzialmente all’interno della stessa coalizione non porta alla vittoria.

Eppure la strada era spianata. Non solo Andrea Orlando ha solide radici politiche in Liguria ed è un nome di primo piano del Pd, ma soprattutto la coalizione avversaria era in una crisi gravissima. Non dimentichiamo che si è votato perché il precedente presidente di centro destra della Regione, Giovanni Toti, era stato arrestato dalla magistratura per presunti reati connessi alla sua attività politica ed aveva addirittura patteggiato una condanna.

Andrea Orlando

Una condizione ideale per vincere, ma non solo, per stravincere. E invece ora il centro sinistra si trova con un pugno di mosche in mano, una batosta quasi imprevedibile (ma gli ultimi sondaggi parlavano già di un testa a testa). Elly si consola pensando al risultato di Genova, dove il centro sinistra ha un largo vantaggio di voti e si tornerà alle urne fra poco per eleggere il sindaco in sostituzione di Bucci.  E proprio in considerazione di ciò fa da pompiere nella sua coalizione, evita polemiche, anche se il nodo M5S-Italia Viva le si riproporrà. Questione assai spinosa soprattutto per una città come Genova in cui risiede il fondatore del Movimento 5 Stelle, quel Beppe Grillo ora “espulso” dal nuovo leader Conte. Quale sia l’atteggiamento di Grillo lo si è visto in questa tornata elettorale: non è andato nemmeno alle urne e poi si è fatto vivo con un post che la dice lunga sul suo risentimento: “Si muore più traditi dalle pecore che sbranati dal lupo”. Le pecore sarebbero l’ala più vicina a Giuseppe Conte, che lo segue rinnegando le specificità del Movimento per attaccamento alle poltrone. Non dimentichiamo che uno dei punti di forte polemica fra Conte e Grillo è l’abolizione della regola che impedirebbe ai parlamentari 5 Stelle di candidarsi dopo due mandati: una bestemmia secondo “il garante e custode dei valori fondamentali” del Movimento.

Il futuro del M5S è comunque in bilico, viste le continue batoste elettorali. Conte ha dalla sua un attaccamento al potere molto forte, da vero rais meridionale. In politica è entrato da neofita e senza la minima esperienza ed è diventato Primo Ministro in un governo con la Lega che non ha lasciato un gran bel ricordo (alcuni ministri parevano delle macchiette). Grazie poi all’opportunismo del Pd, che come attaccamento alle poltrone non sembra avere nulla da imparare, si è immediatamente riciclato come capo di un governo di colore opposto. Certo ora la situazione si sta facendo molto difficile anche per lui.

E il centro-destra? Il segnale per il governo appare chiaro ed ha ragione Matteo Salvini che ha commentato: “Quello in Liguria non è un voto nazionale, ma regionale. Qualcuno ha provato a trasformarlo in un attacco al governo, gli è andata male”. Il consenso tiene, nonostante la bufera dell’arresto di Toti, quella suscitata dai media su due ministri della Cultura del governo Meloni, con tanto di servizio di Rai-Report guarda caso nell’immediatezza del voto in Liguria, dossieraggi vari. Certo la strada – come si è visto – è irta di trabocchetti, che spuntano soprattutto quando si va a toccare interessi e rendite di posizione.

 

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)