Carola Vai
C’è chi è convinto che l’arte anticipa l’arrivo del cambiamento di una società e chi invece sostiene che l’arte coglie il cambiamento già avviato dalla società. Poco importa dove stia la ragione. Di certo l’arte è lo specchio di quanto avviene o sta per avvenire in un certo mondo, in un certo Paese, in un certo sistema.
Un esempio ben visibile arriva dalla mostra sui #Macchiaioli in corso a #Torino, preso la #Gam – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea – e aperta al pubblico fino al 24 marzo 2019. Attraverso oltre 80 opere provenienti da vari musei italiani e da collezioni private si ripercorre la storia dei Macchiaioli tra #Piemonte, #Liguria e #Toscana con una particolare attenzione ad Antonio #Fontanesi a 200 anni dalla nascita. Una carellata di opere molto interessanti che stanno richiamando pubblico di ogni età e provenienza.
L’esposizione organizzata e promossa dalla #Fondazione Torino Musei, da #24 Ore Cultura e da #Gam Torino, a cura di #Cristina Acidini e #Virginia Bertone, fin dal titolo #“I Macchiaioli. Arte italiana verso la modernità”, illustra l’obiettivo di quel gruppo di pittori che operarono a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta dell’Ottocento. Un titolo vincente per catturare l’attenzione del pubblico.
Il visitatore può vedere gli artisti piemontesi della #Scuola di Rivara (#Ernesto Bertea, #Alfredo D’Andrade, #Federico Pastoris, #Carlo Pittara) affiancati ai liguri della #Scuola dei Grigi ( #Serafino De Avendao, #Ernesto Rayper) e ad altri come #Cristiano Banti, #Telemaco Signorini, Odoardo Borrani. Nomi super conosciuti affiancati ad altri meno noti, ma ugualmente passati alla storia.
Si tratta di pittori che fecero della lotta con i metodi del passato la loro quotidianità, decisi a lanciare uno stile nuovo ignorando le tradizionali imposizioni dell’Accademia. Gente che attraverso l’arte portò avanti una rivoluzione orientata a rovesciare il gradimento nel pubblico di artisti fino allora espressione di epoche superate o che stavano per essere superate.
I Macchiaioli, soprannome ironico applicato ai nuovi artisti dal critico del quotidiano torinese “ #Gazzetta del Popolo”, ritenuti gli iniziatori della pittura moderna, arrivavano da tutta Italia e si riunivano al Caffè Michelangelo (Michelangiolo) di Firenze. Il movimento tra i più importanti e innovativi della pittura italiana dell’Ottocento ruotava intorno alla teoria della “macchia” sostenendo che la visione delle forme è creata dalla luce come macchie di colore nitide, accostate o sovrapposte ad altre macchie di colore.
Le mostre si possono sfogliare come un libro: in modo ordinato se si segue il percorso indicato, o in modo improvvisato se si predilige seguire la personale curiosità. In questo caso gli organizzatori, piuttosto originali, hanno suddiviso le opere in alcuni filoni: sperimentale, ossia partendo dalla formazione degli artisti, per passare poi, ad esempio, attraverso quanto realizzato per la prima Esposizione nazionale di Firenze del 1861 con sullo sfondo l’Esposizione internazionale di Parigi del 1855 . Insomma una passeggiata artistica utile a comprendere i cambiamenti che hanno segnato la nascita dell’Italia ufficialmente datata 1861.